PALERMO – Vicini e lontanissimi. L’ossimoro perfetto per spiegare la magica congiunzione astrale tra Giove e Saturno, che sarà possibile osservare in diretta, web ovviamente, collegandosi ai canali dell’INAF.
“Giove e Saturno: l’incontro dei giganti”: ecco il nome dell’incontro organizzato da alcune sedi dell’INAF distribuite nella penisola. Durante la diretta streaming ( che sarà disponibile all’indirizzo https://tinyurl.com/inaf-grande-congiunzione ) saranno trasmesse le osservazioni della congiunzione planetaria, effettuate dai vari osservatori coinvolti, insieme a immagini raccolte in questi giorni, tutto con il commento delle astronome e degli astronomi dell’INAF. Gli approfondimenti spazieranno dalla rilevanza storica di questo evento celeste, che si verifica peraltro il giorno del solstizio d’inverno, alle scoperte più recenti nel campo della fisica planetaria.
Iniziato già da mesi, il lungo avvicinamento culminerà nella “grande congiunzione” di lunedì 21 dicembre: per un effetto prospettico i due corpi celesti, in realtà distanti centinaia di milioni di chilometri l’uno dall’altro, appariranno separati da solo un decimo di grado, anzi, saranno quasi indistinguibili ad occhio nudo.
«Pensiamo all’emozione di un Galileo se puntasse oggi il suo telescopio sulla coppia Giove-Saturno in incredibile congiunzione», commenta Marco Tavani, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. «All’epoca, 13 anni prima della ultima grande congiunzione del 1623, Saturno gli apparve “triplice” e incomprensibile (non poteva distinguere la forma degli anelli che deformavano la struttura puntiforme del pianeta). Invece Giove si rivelò con i suoi piccoli “satelliti”, un mirabolante sistema planetario in miniatura che nessuno aveva anticipato e che dimostrava che i pianeti potevano essere dotati di “lune”, addirittura quattro. Un gesto apparentemente “inutile” quello di Galileo: puntare uno strumento ottico amplificatore non sulla terra o alla ricerca di navi lontane ma in cielo. Un gesto “inutile” che ha cambiato la nostra vita, scienza allo stato puro che cambia l’umanità. In meglio».
La visione sarà tanto bella quanto fugace. I due pianeti resteranno visibili meno di due ore, prima di scomparire dietro all’orizzonte, e già dalla sera dopo cominceranno ad allontanarsi.
Secondo gli studiosi, solo nel 2080 potremmo assistere di nuovo a questo “abbraccio” planetario, che secoli fa incantò Galileo e che al giorno d’oggi, nel mezzo della confusione della pandemia, potrà incantare anche noi.