La Giunta per le elezioni della Camera dei deputati ha votato per proporre all’aula la decadenza di Giuseppe Drago, l’ex deputato dell’Udc ora passato alla componente del Misto ‘Popolari per l’Italia domani’ colpito da interdizione dai pubblici uffici fino all’agosto 2012 dopo una condanna per peculato. Il ‘si’ della Giunta è arrivato a maggioranza. A favore si sono espressi il Pd, Fli e Api. No, invece, da Pdl, Udc e Mpa. La Lega era assente alla seduta. Ora la Giunta ha 20 giorni per inviare una relazione alla presidenza della Camera sul voto di oggi, quindi la decadenza di Drago verrà calendarizzata per l’aula che dovra’ esprimersi.
Il ‘si’ dei finiani è stato determinante anche perché i tre deputati della Lega non hanno votato. L’Udc invece ha votato contro la decadenza insieme al Pdl. “Non potevamo fare altrimenti – spiega la parlamentare di Fli Maria Grazia Siliquini – perché la legge parla chiaro. Non esiste una norma che preveda la possibilità di sospendere l’esercizio del mandato parlamentare fintanto che dura l’interdizione temporanea dai pubblici uffici”. Giuseppe Drago, infatti, è stato condannato con sentenza passata in giudicato per mancata rendicontazione di alcuni fondi riservati quando era governatore della Sicilia. La pena è stata indultata. Ma gli è rimasta quella accessoria: l’interdizione dai pubblici uffici per due anni e nove mesi. E siccome, secondo quanto si legge nel dispositivo della Giunta, l’interdizione è cominciata a decorrere il 13 novembre 2009, la Camera non avrebbe potuto aspettare il maggio del 2012 per
vedere Drago reintegrato nel suo incarico di deputato. “Questa possibilità di sospendere il mandato, per poi venire reintegrato nel proprio incarico, viene riconosciuta solo ad alcuni amministratori locali – sottolinea Siliquini – ma non è prevista né per i deputati, né per i senatori”. “E’ un caso piuttosto complesso – incalza Donata Lenzi – ma tutti i costituzionalisti che sono stati sentiti dalla Giunta si sono detti d’accordo: se c’é l’interdizione, anche temporanea dai pubblici uffici, per il parlamentare, questo dovrà considerarsi decaduto”. “La nostra valutazione però – precisa Siliquini – è soltanto di natura tecnica. Non c’é alcuna implicazione politica. Ci vogliamo caratterizzare come partito della legalità, pertanto ci teniamo al rispetto delle regole”. “Quello che mi sta capitando è pazzesco – commenta ancora Drago – perché è previsto dalla legge che i ministri non debbano in alcun modo rendicontare la gestione dei fondi riservati. E il governatore della Sicilia, sempre per legge, è assimilato alla figura di ministro. Tutti mi hanno detto che io non avrei dovuto in alcun modo spiegare come impiegavo quei fondi. E io, così, ho fatto. Anche se si sa bene che non li ho certo spesi per me. Che ora io però debba pagare per questo mi sembra davvero incredibile”.