Gli alti e bassi | del governo Lombardo - Live Sicilia

Gli alti e bassi | del governo Lombardo

La sanità, i rifiuti, la formazione professionale: Lombardo e i suoi assessori hannoc ercato di lasciare il segno, tra polemiche e accuse. Ecco il bilancio in chiaroscuro dell'azione di governo

I provvedimenti
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Dalla sanità ai rifiuti, i quattro anni e passa di governo di Raffaele Lombardo hanno introdotto senza dubbio elementi di novità nello scenario politico regionale. E se “riforme” è stata per un lungo periodo la parola magica, il leit motiv della comunicazione del governo, sul cui altare si è consumato il discusso matrimonio tra il governatore e il Partito democratico, sull’effettiva entità e sulla qualità delle suddette riforme il dibattito è aperto e ai posteri è lasciata l’ardua sentenza.

Il bilancio di quattro anni di governo Lombardo non è cosa semplice. Accanto alle riforme realizzate ci sono i grandi ritardi nell’utilizzo dei fondi comunitari, i problemi legati ai conti della Regione, le accuse di paralisi amministrativa lanciate contro la Regione dalle parti sociali, che per sollecitare il governo e scuoterlo dal torpore il primo marzo scorso organizzarono una marcia senza precedenti che vide sfilare insieme sindacati, imprenditori, artigiani, commercianti, in una parola tutte le categorie produttive.

Tra i risultati di cui Lombardo s’è più vantato c’è senz’altro la famosa riforma della Sanità di Massimo Russo (nella foto), con cui l’assessore magistrato ha dato seguito al piano di rientro già varato dal precedente governo regionale. I risultati li ha riassunti qualche mese fa lo stesso Russo: “La Sicilia è passata nel bilancio della Sanità da un disavanzo di 617 milioni di euro del 2007 a 27 milioni del consuntivo 2011. Il costo del personale si è ridotto del 5,80% passando dai 2,883 miliardi di euro del 2007 ai 2,715 miliardi del 2011”. Certo, in politica anche i numeri possono diventare una faccenda soggettiva e non sono mancate le critiche da parte degli oppositori (ma pure la Corte dei Conti ha mosso obiezioni, pur promuovendo i passi avanti fatti dalla Regione) per gli esiti della riforma, che ha sforbiciato risorse all’obesa e non sempre efficiente sanità isolana. Dalle polemiche sui consulenti a quelle sui punti nascita soppressi, anche sulla sanità i bocconi amari per il governo non sono mancati. Ma gli attestati di stima per il lavoro svolto da Russo sono stati numerosi e sono giunti anche dai governi nazionali, che in questi anni non hanno dato l’impressione di amare troppo le giunte di Lombardo.

Altro risultato rivendicato da Lombardo è quello della riforma del settore dei rifiuti. “Abbiamo smantellato l’affare mafioso dei termovalorizzatori”, ha sintetizzato a modo suo in un’intervista a LiveSicilia il governatore. Il nuovo piano rifiuti della Regione ha avuto una gestazione lunga e travagliata ma alla fine ha ottenuto il via libera da Roma. Manda in soffitta discariche e inceneritori e punta sulla differenziata. Un percorso virtuoso negli intenti che però si scontra con le difficoltà pratiche legate, tra l’altro, alla situazione finanziaria della Regione, e di conseguenza degli Ato rifiuti.

Tra le altre riforme realizzate nell’era lombardiana vanno citate quella della normativa sugli appalti, che ha ottenuto un parziale apprezzamento dalle associazioni di categoria, e quella dei consorzi Asi, che ha avuto il merito di smantellare un ramificato e dispendioso sistema di posti di sottogoverno. Altra riforma è quella della pubblica amministrazione, varata dall’assessore Chinnici, i cui effetti virtuosi sono ancora tutti da verificare. Anche sulla Formazione professionale, uno dei principali bubboni della spesa pubblica, il governo Lombardo è intervenuto, riformando il sistema di finanziamento degli enti, per quanto gli oppositori abbiano attaccato il governo reo, a loro dire, di avere favorito i soliti noti.

Insomma, un cammino tra alti e bassi, costellato dalla costante di frenetici e continui cambiamenti ai vertici degli assessorati, sia dal punto di vista politico (più di trenta gli assessori che si sono succeduti in quattro anni), sia ai vertici della burocrazia, con un continuo valzer di dirigenti (accompagnato da una infaticabile attività di nomina di consulenti esterni), anche nei settori più strategici della macchina, che ha finito per rallentare l’attività amministrativa. Ritardi che si sono rivelati particolarmente pesanti sul fronte dell’utilizzo dei fondi europei. A discapito del governo certo va ricordato il lungo braccio di ferro tra la Regione e lo Stato, che ha a lungo negato alla Sicilia i fondi per le aree sottoutilizzate che le spettavano e che sono finiti altrove e che al contempo ha tagliato drasticamente i trasferimenti alle Regioni. Un dato che va certo tenuto a mente anche nel valutare i conti disastrati della Regione che hanno fatto gridare al rischio default e che secondo gli oppositori non sono stati affrontati col dovuto rigore dal governo.

Sono stati anni di vacche magre. Che però avrebbero potuto consentire scelte coraggiose e senza precedenti, estranee alle tradizionali logiche clientelari. Scelte che la Sicilia ancora in buona parte aspetta.


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