PALERMO – Al presidente Crocetta non è sembrato vero. Potersi intestare la “scoperta” di 800 grandi evasori siciliani era una tentazione ghiotta, ghiottissima. E così, nella solita conferenza stampa, ha vestito il pennacchio antimanciugghia, ripescato dall’armadio dove da un po’ prendeva polvere. “Ma almeno questo non è un annuncio”, precisava ieri il governatore, a Palazzo d’Orleans. Quasi a discolparsi per il passato.
Forse non è un annuncio. Peccato che, a volerla dire tuttta, non è la società Riscossione Sicilia, tecnicamente parlando, ad aver scovato chi elude le tasse. La partecipata regionale, semmai, stando alle spiegazioni del suo presidente, Antonio Fiumefreddo, avrebbe introdotto delle novità nel tracciare l’identikit del presunto evasore. Aggiungendo dettagli utili a recuperare le somme.
È l’Agenzia delle entrate, infatti, a registrare l’evasione dall’imposta. È a quel punto che la somma contestata al presunto evasore viene “iscritta a ruolo”. L’elenco viene quindi inviato all’agente di riscossione. A quest’ultimo non spetta, appunto, che questo atto: incassare, riscuotere.
E lì, stando al racconto del presidente della società regionale, Antonio Fiumefreddo, in passato si inceppava la macchina. Si bloccava tutto. “Faccio fatica a comprendere – spiega oggi Fiumefreddo – come si potessero ignorare alcune situazioni. Come, insomma, potesse essere così difficile recuperare somme facilmente recuperabili sia dal punto di vista patrimoniale, sia su eventuali indennità o pensioni di cui godono i presunti evasori”.
La novità, insomma, starebbe tutta lì. Nella possibilità, da parte di Riscossione Sicilia, di accedere (un accesso consentito proprio in questi giorni) ai cosiddetti “rapporti finanziari”. A dati riguardanti, insomma, le spese dei presunti evasori e il possesso di immobili o beni di lusso intestati a nullatenenti o a siciliani che non dichiaravano un reddito “coerente” con quelle proprietà.
“A quel punto – spiega sempre Fiumefreddo – la legge ci impone di consegnare tutto a Procura e Guardia di finanza”. Saranno loro, al di là degli annunci del governatore e dell’amministratore di Riscossione, a verificare gli altri dubbi sollevati in conferenza stampa. Se, insomma, dietro a quelle dichiarazioni dei redditi incompatibili con yacht e addirittura aerei, si nascondano dei “prestanome” utili a riciclare il denaro sporco.
Non a caso, lo stesso Fiumefreddo ha “rinforzato” il discorso facendo riferimento alla storica presenza di Cosa nostra in alcuni dei settori nei quali lavorano i presunti evasori: dall’Ortofrutticolo alle onoranze funebri, passando per il “movimento terra”. Anche questo, però, sarà tutto da dimostrare. E ci penseranno altre istituzioni, cioè le Procure siciliane.
E difficile, oggi, è quantificare il possibile recupero. Mentre il governatore Crocetta ha puntato al “miliardo totale di evasione”, che corrisponde all’1,25% del Pil regionale, una cifra che addirittura consentirebbe di aprire al reddito di cittadinanza e al credito alle imprese, Fiumefreddo ha usato percentuali assai più “prudenziali”, parlando di un possibile recupero del 20 per cento delle somme. Duecento milioni, se tutto andrà bene. “Ma prima non veniva fatto nemmeno questo”, precisa Fiumefreddo.
“Almeno questo non è un annuncio”, diceva ieri, quasi a sua discolpa per qualche roboante precedente il governatore. Ma al momento è poco di più. Gli evasori sono stati scoperti da altri, come del resto la legge impone. Se Riscossione Sicilia riuscirà a fare quello che in passato altri non hanno fatto, sarà un bene per i siciliani. Sarà un atto di giustizia, contro uno dei più odiosi, tra i comportamenti “sociali”. Ma siamo nel campo delle ipotesi. Del futuro. Degli “annunci”, al momento. O poco più.