PALERMO – “Non è stata mai dimostrata l’illegittimità della compensazione”, dicono gli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano in uno dei passaggi dell’arringa difensiva al termine della quale hanno chiesto l’assoluzione di Patrizia Monterosso. Un tema in linea con quanto deciso dal Cga, secondo cui, la cosiddetta “compensazione”, ossia il recupero dei fondi erogati illegittimamente come extrabudget agli enti di formazione, era legittima. Quei soldi potevano essere “recuperati”, insomma, interrompendo l’erogazione dei successivi finanziamenti agli enti di formazione. Di avviso opposto la Procura della Repubblica, che in sede penale ha chiesto la condanna del segretario generale della Regione a quattro anni di carcere per per un presunto mega peculato da 11 milioni di euro.
Monterosso sarebbe il concorrente morale del reato, commesso materialmente, secondo il pm Luca Battinieei, da Anna Rosa Corsello, ex dirigente del dipartimento della Formazione che ha scelto il rito ordinario. Secondo l’accusa, l’obiettivo del loro “disegno criminoso” era quello di “sottrarre il segretario generale al giudizio di condanna nel procedimento promosso dalla Corte dei conti”. Si tratta del processo che si è concluso con una batosta ormai definitiva: la Monterosso deve sborsare quasi un milione trecento mila euro.
Quando si seppe dell’indagine contabile, la Monterosso avrebbe chiesto a Corsello di bloccare i pagamenti successivi destinati agli enti in modo da recuperare le somme e fare venire meno il danno erariale. In particolare, il segretario generale nell’ottobre 2013 con un atto stragiudiziale invitò il dirigente “a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti fino a concorrere nelle somme da recuperare e ad adottare atti amministrativi di compensazione dei crediti legittimamente vantati dagli enti con quelli vantati dalla Regione”. La sentenza è prevista per fine settembre.