Da Zichichi a Marino| Imbarazzi "tecnici" per Crocetta - Live Sicilia

Da Zichichi a Marino| Imbarazzi “tecnici” per Crocetta

Dalle centrali nucleari di Zichichi alle "troie in Parlamento" di Battiato, dagli strali di Marino contro gli industriali alla gaffe della Bonafede: così i "tecnici" hanno complicato la vita al governatore.

PALERMO – Con il Crocetta bis in sala travaglio, diversi membri della giunta regionale vivono in questi giorni le ultime ore da assessore con la valigia ormai pronta. Malgrado i desiderata del governatore, alla fine saranno ben pochi i superstiti del rimpasto imposto dai partiti. Tra questi, ormai la cosa sembra assodata, non ci sarà Nicolò Marino. Il magistrato inserito in giunta un po’ come un centravanti di sfondamento, l’assessore con licenza non d’uccidere ma di far piazza pulita degli incroci torbidi nel sistema dell’energia e dei rifiuti in Sicilia, sembra destinato a uscire di scena, malgrado in favore di una sua riconferma si siano espresse, fatto abbastanza curioso, le opposizioni e anche qualche pezzo di maggioranza. Ma Marino per Rosario Crocetta è stato una delusione. La terza, dopo quelle – forse prevedibili? – di Battiato e Zichichi. La scommessa sulla star fuori dalla politica, ancora una volta è stata persa. Proprio come per il cantautore e per il fisico. E non solo.

I primi bocconi amari per Saro arrivarono proprio dallo scienziato del centro ericino. Manco il tempo di insediarsi all’assessorato alla Cultura (insediarsi si fa per dire, visto che non lo si vide quasi mai) e Zichichi confessò candidamente alla radio di sognare una Sicilia piena di centrali nucleari. Il presidente si fece la croce cominciando a mangiare la foglia. E dovette subito intervenire precisando che il Prof parlava a titolo personale. Ma era solo l’inizio del grande imbarazzo. Che conobbe la successiva puntata dello scandalo Novamusa, che lambì il figlio di Zichichi, provocando ulteriori difficoltà a Crocetta. Nel frattempo pure Battiato si era messo a dar dispiaceri al presidente. Prima per le sue prolungate assenze dovute al tour in giro per l’Italia. Poi, per quella temeraria uscita a Bruxelles, l’ormai celebre frase sulle “troie in parlamento”, la goccia che fece traboccare il vaso, inducendo Crocetta a sconfessare se stesso e la sua originale scelta, con la cacciata del cantautore dalla giunta. Che poi fu cacciata doppia, perché l’avviso di sfratto Crocetta lo recapitò anche a Zichichi, in quel di Ginevra, da dove il Prof si era illuso di poter fare l’assessore a distanza. “Il problema è che Zichichi non c’era – spiegò Crocetta – nel senso che ha fornito delle splendide idee, ottime idee, ma un assessore deve avere a che fare anche con atti e burocrazia”. Lapalissiano, verrebbe da dire. Ma ci vollero tre o quattro mesi per metterlo a fuoco.

La rivoluzione crocettiana, insomma, è costellata di delusioni. E anche Marino ci ha messo del suo. Provocando più di un imbarazzo al governatore, per la sua improvvisa crociata contro Confindustria. Un’escalation di dichiarazioni al veleno, che prese le mosse dalla contrarietà degli industriali (e per la cronaca anche di Legambiente) all’ennesima dichiarazione d’emergenza sul ciclo dei rifiuti. Da lì, era il luglio dell’anno scorso, l’assessore-magistrato non si fermò più. Non perdendo occasione per lanciare strali contro i vertici confindustriali, con parole spesso durissime. Parole che hanno messo in difficoltà il governatore, che pubblicamente ribadì, in occasione del primo attacco di Marino, la stima e l’apprezzamento per la svolta legalitaria dei vertici della confederazione degli imprenditori, con la quale fino ad allora il governatore aveva potuto vantare un rapporto idilliaco.

Non bastò quella nota di Crocetta a chiudere il caso. Perché le uscite al vetriolo dell’ex pm proseguirono, anche con dichiarazioni su testate nazionali, prendendo di mira con regolarità il vicepresidente degli industriali siciliani Giuseppe Catanzaro, e non solo. Manna dal cielo per gli oppositori di Crocetta, che da allora divennero appassionati sostenitori del magistrato-assessore. In seguito, però, Marino – sempre più battitore libero -, dopo le polemiche col consulente di Crocetta Antonello Pezzini sul “patto dei sindaci”, trascinò nell’arena anche l’assessorato al Territorio (oggetto del contendere le discariche) suscitando la reazione polemica della collega di giunta Mariella Lo Bello: ancora altro imbarazzo per Crocetta. Fino ai giorni nostri, quelli del rimpasto, nel quale pare ormai scontato che il magistrato non troverà posto, visto che Crocetta vuole in quel posto qualcuno che condivida con lui le scelte da operare.

Imbarazzi e delusioni per le uscite dei suoi “tecnici” prestati alla politica (e quindi forse meno adusi alla prudenza) sono stati insomma un leit motiv dell’avventura crocettiana fin qui. Come quello suscitato dalle improvvide dichiarazioni di Ester Bonafede sul suo stipendio tagliato dalla spending review, sulle quali Crocetta dovette abbozzare. Anche la Bonafede, scaricata dall’Udc, non troverà posto nella nuova giunta. Mentre non è ancora chiaro se resterà Patrizia Valenti, la prima a imbarazzare Crocetta, al momento della nascita della giunta quando venne fuori la notizia di un procedimento giudiziario a suo carico. Sulla base del quale il presidente mise in forse la stessa presenza in giunta della Valenti. Tempi lontanissimi oggi che il Crocetta bis è in pieno travaglio. Sarà foriero di nuove delusioni?


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