Il 14 luglio, dieci giorni prima del grande rogo, la Regione ha dato il via libera al suo piano anti-incendi. La giunta Schifani ha approvato lo strumento per il triennio 2023-2025. Poco dopo, si è scatenato l’inferno.
Le scene vissute a fine luglio – con la coda incendiaria di ieri – hanno provocato un tragico senso di scoramento in chi ha perso tutto e in chi ha subito o visto i danni provocati dai focolai. Una fatalità dovuta a condizioni eccezionali? Oppure va chiamata in causa una rete di interventi che non ha funzionato come avrebbe dovuto? A qualche settimana di distanza, la domanda si pone ancora, sulle macerie fumanti del recente passato e per le prospettive future, mentre l’immagine di Monte Pellegrino che arde, nella notte, come un tizzone, raddoppia l’angoscia. Sono previste risorse per cercare di mettere in sicurezza il possibile. (nella foto di copertina una casa distrutta).
“A corto di mezzi e uomini”
“Sono tanti gli aspetti di cui discutere – dice l’ingegnere Salvo Cocina, capo della Protezione civile regionale -. E’ noto, per esempio, che la Forestale è a corto di mezzi, quelli in dotazione sono vecchi e spesso si guastano; noi come Protezione civile abbiamo fatto la gara per 115 nuovi mezzi da 1.000 a 8.000 litri, per la Forestale, ma ci sono voluti due anni per via di ricorsi giudiziari. I primi sono stati già consegnati. E lo stesso problema vale per gli uomini in divisa che sono un quarto di quelli previsti e ciò riguarda pure i vigili del fuoco, anch’essi sotto organico, mentre gli operai forestali antincendio sono anziani e molti si sforzano oltre i loro limiti mettendo a rischio la loro vita”. (Leggi: la morte del forestale eroe)
“Il momento clou è stata la notte fra il 24 e il 25 luglio – dice il dirigente generale – e non dimenticherò mai le telefonate delle persone da Palermo che piangevano, chiedendo aiuto. A un certo punto della sera del 24, il vento si è alzato e le fiamme hanno preso vigore ovunque. Sappiamo che tanta gente si è sentita abbandonata, ma, onestamente, le forze in campo non potevano coprire tutti i focolai, a mala pena la metà, visto che, come risulta anche dal satellite, ci sono stati circa quattrocento incendi, molti di grandi dimensioni, in Sicilia. Siamo stati involontariamente protagonisti di un evento eccezionale e, purtroppo, si tratta di una eccezionalità che potrebbe diventare sempre meno eccezionale”.
Cosa fare contro la catastrofe?
Cosa fare, allora? “O aumentiamo le squadre antincendio – dice Cocina -, raddoppiandole e triplicandole, e questo non mi pare pienamente fattibile per i costi e i tempi. Oppure cerchiamo di prevenire, liberando i terreni dal materiale pericoloso e sistemando le fasce tagliafuoco. I nostri volontari, che ringrazio sempre, fanno pure avvistamento oltre che spegnimento e sono presenti sul territorio spesso dove non arriva nessuno. Dobbiamo però affrontare i piromani, che sono personaggi disturbati, e gli incendiari. C’è poi il rogo colposo dovuto all’imperizia”.
“Ci vuole un approccio investigativo e di sorveglianza – ecco la conclusione -. Si appicca il fuoco anche per l’interesse criminale della mafia dei pascoli, perché l’incendio ripulisce le zone e favorisce la crescita dell’erba. Oltre alle squadre sul campo, abbiamo a disposizione, per lo spegnimento, gli elicotteri della forestale, con una capacità della circa cinquecento-mille litri e i canadair che sono coordinati, a livello centrale, dal C.O.A.U. il Centro Operativo Aereo Unificato. Un’ora di volo costa circa cinquemila euro”.
“Missione impossibile”
“Basta confrontare i numeri degli incendi con quelli delle squadre antincendio (domanda e offerta) per capire che in molti incendi non sarebbe potuta giungere alcuna squadra – aveva scritto, in precedenza, l’ingegnere Cocina, sulla sua pagina Facebook, tre giorni dopo la devastazione -. Nell’intera Sicilia contiamo, circa, 80 squadre dei vigili del fuoco in H 24; 190 squadre della forestale, in H24/12 (a seconda delle ore che vengono coperte nella singola postazione, ndr); 130 squadre di volontari di protezione civile in H24/8; tutte con mezzi antincendio vari, da pickup da 400 lt a moduli da 1000 e 4000″.
“In totale – si legge – circa 400 squadre antincendio in H24/8 composte da tre a sette operatori. I piccoli incendi hanno richiesto una squadra mentre i numerosi grandi incendi anche una decina di squadre. Le 400 squadre sono potute così intervenire su circa 100-200 incendi in contemporanea. È così chiaro che i 300-400 incendi, verificatisi in contemporanea in oltre cento comuni della Sicilia, hanno saturato il sistema e gran parte di essi non hanno visto alcuna squadra antincendio all’opera, ciò nella disperazione delle persone le cui case erano minacciate dalle fiamme. Missione impossibile!”. Una radiografia dello stato dell’arte in calce a una tragedia di lacrime, focolai e cenere.
(nella foto in basso, l’ingegnere Cocina ringrazia il personale)