"Nessuno ha salvato la mia casa dall'incendio"

Palermo, il dramma: “Nessuno ha salvato la mia casa dall’incendio”

Marzia e suo marito Antonio sono, con i figli e la famiglia, vittime dell'incendio di Palermo.

Ha raccontato tutto sul suo profilo Facebook, Marzia Mascellaro, nel tempo ravvicinato della catastrofe, quando lo choc bruciava come le fiamme che hanno distrutto la sua casa, nell’incendio di Palermo. Ha mostrato le rovine della villetta, in via Saffo, nella parte alta di Mondello, sopra i parcheggi.

Ha gridato la pena di una famiglia che si è ritrovata, dalla notte al giorno, senza un tetto sulla testa. Ha scritto le sue coordinate bancarie, rintracciabili nel suo profilo Facebook. “Mi imbarazza chiedere – dice – ma abbiamo bisogno di aiuto, per chi volesse o potesse aiutare…”.

Ora, giorni dopo, quel rogo che ha devastato tutto è una ferita che fa ancora più male. L’adrenalina della paura è calata. Al suo posto c’è una sofferenza gelida che somiglia alla disperazione. Marzia e suo marito Antonio sono conosciuti, a Partanna Mondello, per l’enoteca ‘Bacco buono’ che portano avanti con passione. La borgata è vicina in un momento tremendo.

“Non ho più la casa dove vivevamo tutti insieme, la nostra casa – racconta Marzia -, la casa della mia infanzia. La nostra parte e quella dei miei genitori è andata completamente distrutta. Quella di mio fratello, no. Ma non è abitabile. Siamo tre famiglie in gravissima difficoltà”.

La voce è un filo. Sono giorni tremendi. Non puoi restare a piangere sulle macerie. Comunque, devi combattere. “Già alle due del pomeriggio del 24 luglio – racconta – abbiamo visto il fuoco sulla montagna. Niente canadair, solo degli elicotteri con le bacinelle. Assolutamente insufficienti. Ci siamo messi a buttare acqua sulle fiamme che erano sopra di noi. Siamo stati evacuati. Ho detto ai miei figli: portiamo quello che abbiamo di più caro. Il piccolino ha preso la play station…”. Ora ride, Marzia, in mezzo a qualche lacrima. Nello sfacelo, offre un’immagine di dolcezza familiare.

“La sera ho portato i miei figli dai miei suoceri – prosegue il racconto -. Con mio marito siamo risaliti da un’altra zona, non dalla nostra entrata, in mezzo ai roghi, per arrivare a casa. Con noi c’era solo una camionetta di volontari della Protezione civile. Un angelo ha cercato di soffocare i focolai. Siamo ridiscesi. Alle due di notte si è alzato il vento e il rogo è arrivato ovunque. I vigili del fuoco non c’erano. Sono passate due camionette e hanno detto che avevano altre emergenze. Non so se la mia casa poteva essere salvata. So soltanto che nessuno ci ha provato davvero. Non si affronta un incendio di quella portata con pochi uomini e pochi mezzi”.

Mentre narra di sé, dei sogni, delle cose, di tutto un mondo andato in fumo, Marzia Mascellaro è al supermercato e parla al telefono. Dopo la catastrofe, per ricominciare, bisogna avere il coraggio di tornare alle cose normali, come mettere nel carrello una confezione di pelati. “Siamo stanchi”, dice. La felicità è una benedizione già in viaggio che auguriamo con tutto il cuore. Ma il fumo di quei giorni non sarà mai cancellato. Come non sarà mai strappata, nonostante tutto, la memoria della stanza di una figlia bambina, com’era prima delle fiamme. Un guscio accogliente che compare nella chat di whatsapp, con i disegni al muro e i palloncini, accompagnato da un cuore spezzato.


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