Gli opposti estremisti in ateneo - Live Sicilia

Gli opposti estremisti in ateneo

Il punto sullo sgombero
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Chi sono i ragazzi che occupavano lo stabile sgomberato stamattina dalla polizia in via Archirafi, a Palermo? C’è un sito in cui si raccontano: “Vista la politica studentesca di cui ci siamo fatti protagonisti in questi anni di presenza del Collettivo Universitario Autonomo all’interno delle facoltà palermitane, politica rivolta sempre alla lotta e alla riappropriazione di diritti e reddito, abbiamo ritenuto molto più utile per i giovani di questa città riprenderci lo spazio di via Archirafi e provare a dargli un senso vero e rivoluzionario: renderlo un edificio davvero vissuto e a disposizione degli studenti e dei precari per rilanciare un messaggio di indisponibilità nei confronti di un’università che non ci garantisce ne una formazione né, tantomeno, un lavoro. Nessun diritto ci è garantito dalle istituzioni nonostante il nostro lavoro accademico sia costantemente messo a profitto da chi comanda “l’accademia” e l’economia e nonostante i sacrifici a cui siamo costretti per permetterci gli studi”.

Qualche tempo fa, Giorgio Martinico, leader studentesco molto conosciuto, dichiarava a Livesicilia: “Anzitutto non siamo un centro sociale ma uno studentato occupato. Conosciamo tutti i ragazzi coinvolti nell’aggressione, ma questo non vuol dire che ‘Anomalia’ sta tutto il tempo a dare la caccia ai fascisti, abbiamo altro a cui pensare”. Si parlava di scaramucce con Casapound, frammento appartenente alla galassia del corrispettivo estremismo di destra, e della presentazione di un libro che, come il lettore ricorderà, incendiò la miccia di una specie di guerriglia urbana in via Ruggiero Settimo, di cui i giovani dei centri sociali furono protagonisti. Oggi, lo stesso Martinico accusa l’Università di “repressione”. Urge una risistemazione di concetti fondamentali: un cazzotto non è mai antifascista, un’aggressione non è mai buona, l’assalto alle librerie in nome della libertà – in un regime democratico – nega quei presupposti che afferma di volere difendere. Chi di manganello ferisce, di manganello perisce. E il colore – rosso o nero – non importa.

A prescindere dalle vicende ultime, ci sono troppo spazi universitari appaltati a capetti e a sedicenti movimenti che non hanno titolo per occupare le istituzioni, specialmente quando si crea un clima di sottile intimidazione per coloro che desidererebbero soltanto studiare.  Non condividiamo nemmeno l’esultanza sgangherata dei movimenti di destra che si stanno affrettando a stilare bollettini di vittoria. E’ l’altra faccia di un estremismo che non ci piace. Non ci piacciono le opposte barricate. Non ci piacciono i ragazzi che crescono con una trincea in testa.


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