TRAPANI – Nomi già noti agli inquirenti, quelli di alcuni dei coinvolti nell’operazione che ha scoperchiato un sistema illecito di percezione del Reddito di Cittadinanza e che ha portato alla denuncia di ben 127 persone complessivamente.
Tra quelli che si erano qualificati come poveri, ma evidentemente non lo erano, c’è anche il salemitano Salvatore Angelo, ritenuto il “signore dell’eolico” e uomo di fiducia del superboss latitante Matteo Messina Denaro. Angelo era stato arrestato nel 2012 insieme a altri esponenti di spicco delle famiglie mafiose di Salemi e di Castelvetrano, nell’ambito dell’operazione denominata proprio “Mandamento” che accese i riflettori sul sistema di infiltrazione mafiosa legata alla realizzazione dei parchi eolici della provincia di Trapani ed Agrigento, proprio attraverso le imprese riconducibili a Salvatore Angelo. L’imprenditore venne condannato definitivamente a 8 anni per associazione mafiosa e gli sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 7 milioni di euro.
Ma c’è anche il nome dell’imprenditore edile Vito Russo, presunto appartenente alla famiglia mafiosa di Marsala. Vito Russo avrebbe percepito indebitamente 7.156 euro dallo Stato omettendo nella dichiarazione per il sussidio la condanna per associazione mafiosa. E poi ancora figurano le mogli di Francesco Luppino, Matteo Tamburello e Maurizio Arimondi. Nemmeno loro avevano dichiarato le condanne dei mariti.
Eppure Francesco Luppino era stato condannato per duplice omicidio aggravato dalle modalità mafiose ed è stato più volte definitivamente condannato perché ritenuto uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro. Era lui, secondo gli inquirenti, a ricoprire fino all’anno scorso un ruolo di rilievo all’interno della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara.
Altro fedelissimo di Matteo Messina Denaro è ritenuto Maurizio Arimondi, arrestato nell’operazione ‘Golem2’: Arimondi è stato condannato a 10 anni. Infine, Tamburello, ritenuto presunto boss mafioso mazarese, è stato condannato definitivamente nello scorso maggio.