Pene dimezzata per Lanceri, amante-vivandiera di Messina Denaro

Pena dimezzata per la vivandiera e amante di Messina Denaro

Cade l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

PALERMO – La pena è più che dimezzata. Cade l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa riqualificato in favoreggiamento aggravato.

Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede

La condanna per Lorena Lanceri, vivandiera e amante del boss Matteo Messina Denaro, scende da 13 anni e 8 mesi del primo grado a 5 anni e 8 mesi in appello.

Sconto anche per il marito, Emanuele Bonafede: per quest’ultimo confermata la condanna per favoreggiamento, ma la pena passa da 6 anni e 8 mesi a 4 anni e 4 mesi. I due imputati erano difesi dagli avvocati Giuseppe e Clizia Ferro.

Con il nome in codice “Diletta” avrebbe fatto da tramite per la consegna dei pizzini e delle lettere che il padrino si scambiava con la maestra Laura Bonafede, figlia di Leonardo, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede.

Il padrino a pranzo e cena

Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri per mesi hanno ospitato Matteo Messina Denaro a pranzo e cena (addirittura durante la quarantena Covid) nella loro casa di Campobello di Mazara. “Così consentendogli – dissero gli inquirenti – non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico e familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine”.

Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video della telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero poliziotti o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione.

“Fedeltà assoluta”

Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro. La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino.

Nel telefonino sequestrato al latitante il giorno dell’arresto c’era una foto che lo immortalava seduto sul divano mentre sorseggiava un bicchiere di liquore. Il salotto era quello dell’abitazione di Bonafede e Lanceri.

La gelosia della maestra

Anche la maestra Bonafede – pure lei aveva una relazione con il capomafia – ne era a conoscenza. Passava sotto casa Bonafede-Lanceri, vedeva la Giulietta di Messina Denaro parcheggiata e scriveva: “Ho provato un po’ di sana gelosia, puoi capire anche perché. Io non posso partecipare a niente e gli altri si ma va bene lo stesso, almeno so che ti muovi, che puoi uscire con Margot e che continui con le tue abitudini. So che mi racconterai quello che è successo ma dovrò aspettare”.

La donna in lacrime

Prima della sentenza la donna aveva chiesto di fare delle dichiarazioni spontanee. “Per me era un periodo difficile sia con mio marito che in famiglia. Avevo problemi anche di autostima e non nego che gli ho voluto bene – disse in lacrime – anche perché io vedo sempre il bene nelle persone, e poi lui con me era gentile e mi faceva stare bene.”

“Quando l’ho conosciuto io sapevo che si chiamava Francesco Salsi – aggiunse – così pure quando abbiamo cominciato ad avere una conoscenza intima. Poi, quando ho saputo chi era, nella mia mente comunque ho continuato a percepirlo come la persona che avevo incontrato.”


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