Governo Renzi, solo 3 siciliani |Raciti: "Deluso e preoccupato" - Live Sicilia

Governo Renzi, solo 3 siciliani |Raciti: “Deluso e preoccupato”

Nella squadra dell'ex sindaco di Firenze sono stati confermati Giuseppe Castiglione e Simona Vicari, entrambi del Nuovo centrodestra. Faranno compagnia al ministro degli Interni Angelino Alfano. E fra i democrat ci sono già i primi malumori. Ma Faraone frena: "Provinciale pensare che l'interesse per l'Isola si misuri in poltrone".

il pd escluso dai giochi
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PALERMO – La Sicilia è pochissima. E quella che c’è è stata regalata al Nuovo centrodestra. In barba alla “tentazione” di avviare il rimpasto facendo tornare Luca Bianchi a Roma, ma ben oltre le peggiori previsioni del Pd siciliano: alla fine, della squadra chiamata al fianco di Matteo Renzi per guidare il Paese, fanno parte solo tre esponenti provenienti dall’Isola, e tutti e tre sono “alfaniani”. Al nome del leader di Ncd Angelino Alfano, confermato ministro degli Interni ma senza l’incarico di vicepremier, si aggiungono infatti quelli di Giuseppe Castiglione e Simona Vicari, entrambi riconfermati nell’esecutivo ma entrambi rimasti nella casella più bassa, quella di sottosegretario.

Oltre a loro, il deserto. Non c’è l’assessore all’Economia Luca Bianchi, non c’è quello – circolato fra i corridoi dei palazzi – di Beppe Lumia, ma non c’è nemmeno Giuseppe Berretta, che nello scorso esecutivo era sottosegretario alla Giustizia. E i malumori, in casa Pd, covano sotto traccia. Anche perché il capogruppo Baldo Gucciardi, appena qualche giorno fa, l’aveva detto chiaro e tondo: “Abbiamo ricordato al nuovo segretario regionale Raciti – aveva spiegato appena qualche giorno fa su LiveSicilia – che esiste anche la Sicilia. E l’Isola dovrà essere rappresentata anche tra le fila del governo nazionale”.

Così non è stato. Al momento in casa Pd le bocche sono quasi tutte cucite, ma nel partito regionale, appena uscito dal congresso che ha eletto Fausto Raciti, sono molti i dirigenti perplessi. Soprattutto con Davide Faraone, il cui nome non è mai entrato nel novero dei potenziali sottosegretari ma che già molto prima di diventare responsabile nazionale Welfare del Pd aveva assunto il ruolo di trait d’union fra i democrat siciliani e l’allora sindaco di Firenze. “La mancata presenza di esponenti siciliani del Pd nel governo nazionale – dice ad esempio il segretario provinciale catanese Enzo Napoli – è un fatto grave e senza precedenti. L’esclusione di Giuseppe Berretta e la mancata inclusione di altri, risultano come un problematico segnale di sottovalutazione della Sicilia. Sono deluso e rammaricato”.

Ma Davide Faraone non ci sta. “Quest’idea provinciale che il tasso di interesse per la Sicilia si misura sul numero di poltrone assegnate ai siciliani va superata – dice a LiveSicilia -. Io mi sento parte di un processo di cambiamento che Renzi interpreta. In passato tante poltrone di siciliani, ad esempio a Forza Italia, e la Sicilia è andata sempre indietro. Ora mi sento di rassicurare che il governo Renzi sarà quello che più di tutti si occuperà in senso moderno di sud. Senza assistenzialismo e aggredendo il fenomeno della disoccupazione che ha raggiunto livelli ormai preoccupanti”.

Più sfumata la posizione di Mila Spicola. Che si divide fra l’osservanza renziana e il ruolo, appena ricoperto, di vicesegretario del Pd siciliano. Così l’esponente democrat dirama una nota per definirsi “contenta e soddisfatta dal punto di vista personale per l’ottima scelta di viceministri e sottosegretari che completano la squadra del governo Renzi”, ma frenare subito dopo. E specificando di farlo nella veste di dirigente del partito regionale: “Come vice segretario regionale del Pd – scrive – mi è d’obbligo rilevare con sorpresa che il Pd siciliano non viene in nessun modo rappresentato in tale squadra nonostante il grande sostegno e l’affetto mostrato sempre dai siciliani, militanti o meno nel Pd, nei confronti del presidente del Consiglio”.

Chi va all’attacco, però, è Fausto Raciti. “Sono deluso e preoccupato”, dice il neo-segretario del Pd siciliano. Attenzione: Raciti specifica di non volere attaccare Faraone, col quale si è sentito in queste ore e col quale dice di concordare sull’idea che “conta la politica”. Ma poi c’è l’affondo: “La presenza di tre siciliani espressi dal Nuovo centrodestra – spiega – dà una sensazione preoccupante. C’è chi ha trattato per correnti”. Nessun riferimento specifico, giura il neo-segretario: “Funziona così – taglia corto -. C’erano candidati di area Cuperlo, di area Franceschini, di area Renzi, di area Crocetta. Dobbiamo cercare un’azione più corale. Faremo un coordinamento dei deputati e dei senatori del Partito democratico siciliano per cercare di rendere più incisiva la nostra azione sul governo”. Per quanto riguarda il governo regionale, però, l’esclusione di Luca Bianchi dai sottosegretari non cambia la partita: “Il rimpasto – afferma Raciti – è sempre stato una questione più generale. Non è il nome di questo o quell’assessore a cambiarla”.

Contro il segretario regionale, però, si schiera Leoluca Orlando: “Raciti all’attacco? Vada all’attacco suo e dell’accordo di casta che ha persino fatto vergognare Matteo Renzi, che ha preso le distanze dal suo stesso partito in Sicilia. Così il Pd continuerà a perdere le elezioni. Ma Raciti ed altri nominati continueranno ad agitarsi come la coda di una lucertola pensando di essere vivi, non rendendosi conto che non hanno speranza. Sono ormai staccati dal corpo della lucertola, dal Pd nazionale e sopratutto dai siciliani e dagli elettori del Pd, che il giorno delle primarie regionali sono rimasti a casa”.

A perdere, ovviamente, non è però soltanto il Partito democratico. Basta l’aritmetica per comprendere la marginalizzazione della Sicilia: nello scorso governo, infatti, la Sicilia poteva contare su tre ministri (uno dei quali vicepremier) e quattro sottosegretari, poi diventati tre per l’abbandono di Gianfranco Micciché. Adesso, invece, la pattuglia isolana è ampiamente ridimensionata. E quella che c’è è tutta del centrodestra.

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