CARACAS – “Pilar era muy temerosa de Dios, cristiana, de fe pura sabia quel el suicidio era condenacio de pecado al infierno”. Anibal Armando Azpurua Eljuri, fratello della donna venezuelana trovata morta a Grammichele lo scorso sabato, ha contattato LivesiciliaCatania dopo aver letto della tragedia e dell’ipotesi di suicidio al vaglio dagli inquirenti, privi al momento del referto degli esami autoptici. Secondo l’uomo, Pilar non avrebbe potuto mai e poi mai mettere fine alla propria vita, con un gesto simile perché “timorosa di Dio”, quindi, “il suicidio per lei avrebbe rappresentato una condanna all’inferno”. Ipotesi a cui neanche il marito Anpero D’Elia aveva creduto: “Io non so il motivo del suo allontanamento – ha dichiarato a LiveSiciliaCatania il giorno dopo il ritrovamento – ma sono troppe le domande che ancora rimangono senza una valida risposta”.
L’autopsia sul cadavere verrà effettuata oggi al cimitero di Caltagirone. Scrive dal Venezuela Anibal, in spagnolo, ma il suo pensiero anche per chi non mastica la sua lingua, arriva chiaro. È costernato il fratello di Pilar: nella mail racconta dei rapporti con la famiglia della sorella, sottolineando come questi si siano allentati negli ultimi anni, a causa del l’atteggiamento del marito della donna. Secondo Anibal, infatti, Anpero D’Elia, il marito di Pilar, sarebbe stato particolarmente “rigido e autoritario” nei confronti della famiglia. Aspetti caratteriali che avrebbero allontanato la sorella da lui e dagli amici venezuelani, tanto che la donna non sentiva il fratello da quasi un anno.
Nel 2012, sempre stando al racconto di Anibal, Pilar sarebbe dovuta ritornare a Caracas per trascorrere insieme le festività pasquali. Viaggio però saltato. Ma sulla vicenda l’uomo non si spinge oltre, dal momento che si trova a 8.400 km in linea d’aria da quella città in cui Pilar viveva ormai da 19 anni. Ma rimane convinto che la strada da percorrere da parte degli inquirenti debba escludere il suicidio e tenere in considerazione soprattutto la sfera privata della donna e i rapporti tenuti dalla stessa nel paese siciliano dove ormai risiedeva. “Pero ya eso paso Dios sabe todo” – conclude in ogni caso Anibal nella lettera arrivata in redazione. “Solo Dio sa quello che è realmente successo”.