Non è solo un sequestro, seppure numericamente consistente. È l’ennesima spia di un sistema economico malato nel quale gli imprenditori vanno a braccetto con i mafiosi. E a volte mafiosi lo sono essi stessi. Un’imprenditoria che spesso nulla potrebbe fare senza la compiacenza della politica. A questi legami “S” dedica la copertina dell’edizione di Trapani: uno spaccato delle indagini che hanno portato al maxisequestro dei beni di Michele Mazzara, fra i quali spicca l’hotel Panoramic di San Vito Lo Capo.
Mazzara, nato a Paceco 51 anni fa, nel corso di un trentennio si sarebbe trasformato da semplice agricoltore a mente economica del clan mafioso trapanese. Quello guidato da Matteo Messina Denaro. Mazzara avrebbe investito i soldi dei boss per accumulare un impero economico da 25 milioni di euro fra alberghi (c’è pure un quattro stelle a San Vito Lo Capo, il Panoramic), imprese edili e agricole, terreni, fabbricati e residenze per gli anziani. Un lungo elenco di beni finito sotto sequestro. Dietro i quali si celerebbe una rete di rapporti fra mafia e politica.