Guerra in Ucraina, l'appello di Ciro: 'Salvate la mia famiglia'

Guerra in Ucraina, l’appello di Ciro: ‘Salvate la mia famiglia’

La bambina palermitana bloccata dal conflitto. Parla il padre.

“Per piacere, vi scongiuro, dovete salvare mia moglie e le mie figlie, dovete salvare la mia famiglia!”. Ciro Barbato, pizzaiolo, in cerca di lavoro, è il papà di Elisa, la bambina disabile, che vive a Palermo, adesso bloccata al confine tra Ucraina e Polonia, con la sua mamma, Elena Pastux e l’altra figlia della signora. “Mia moglie – racconta – è andata a Kiev, di corsa, per andare a prendere l’altra nostra ragazza e salvarla dalla guerra: è sua, ma è come se fosse anche mia. Io mi sento il suo papà. Hanno passato momenti terribili. Siamo una famiglia molto unita, ci vogliamo bene e quello che sta succedendo è tremendo. Sono bloccato anche io, fuori dalla Sicilia, perché in quarantena, e non posso fare niente”.

La storia che stiamo raccontando è quella di una mamma sospesa in un limbo, in un ospedale di confine, con le sue due figlie. Elisa ha gravissimi problemi di salute e l’apprensione per le sue condizioni cresce di ora in ora.

Qui abbiamo riportato il disperato appello e i concitati whatsapp di Elena: “Mio telefono scarico. Io quando trovo dove caricare rispondo tutti. Noi alle 3 di notte arivato a frontiera di Polognia folla 100 kilometri. Questo per 2 giorni. Mangiare per Elisa qua si finito. Non so cosa fare. Nisuno non voi dare passare”. Un altro messaggio: “Mi serve aiuto da ambasciata italiana. Folla per tre giorni. Mangiare per bambina disabile qua si finito. Mi serve aiuto per passare primo. Ambasciata italiana mi abomdonata in Kiev. Poi aiutare a frontiera. Non posso chiamare da qua!”. Ci sono anche degli audio drammatici.

“Sono molto preoccupato – dice Ciro -. Con Elena ci siamo conosciuti nel 2011, io ero a Kiev e lavoravo sempre come pizzaiolo. Siamo andati via perché la situazione non è mai stata tranquilla. La nostra bambina è delicatissima, può mangiare solo in bianco, quando sta male non può ingerire nemmeno acqua. Sono alla frontiera e avranno bisogno di qualcuno che le accompagni all’aeroporto per tornare a Palermo. Vi prego, non abbandonateci”.

E poi arrivano le foto dei tempi felici, sul whatsapp. I compleanni, i baci e le passeggiate. Cose belle e familiari che la guerra cancella con il suo passo crudele. Ciro quasi piange prima di interrompere la comunicazione: “Vi scongiuro, fate qualcosa!”.

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