Il presidente Lombardo è più forte. Lo è per i risultati delle amministrative. Lo è per la decisione della Procura di Catania, che non elimina ogni rischio, ma allontana le nuvole. Non abbiamo compreso lo sdegno di alcuni lettori che avevano confidato – vecchio e inemendabile vizio – nel tramonto giudiziario del governatore. Lettori-elettori di centrodestra, soprattutto, pronti a lamentarsi di presunte ingerenze della magistratura, se non fa comodo. Prontissimi a invocarla al desco della politica, come convitato di pietra, quando giova. I dubbi sono legittimi, perché nessuno potrà cancellare gli incontri e le parole suggeriti dai verbali di “Iblis” con un colpo di spugna. Ma ciò che fa ombra non sempre si trasforma in accusa sostenibile. E’ la legge. E francamente, nessun siciliano responsabile dovrebbe augurarsi l’apertura di un altro sceneggiato giudiziario con un presidente della Regione al centro della tela di ragno. E’ già successo e non è stato un bel vedere, soprattutto per l’immagine della nostra terra.
Dunque, Raffaele Lombardo è in sella come non mai. Da uomo che sa il fatto suo, tenterà di capitalizzare al massimo il vantaggio. La notizia del famoso vertice di maggioranza (che si sarebbe svolto in nottata) è di ieri. Il governatore sa che esiste un pericolo da scongiurare: l’affievolirsi del tema dell’inchiesta, inevitabilmente, porrà l’accento sull’operato politico della sua esperienza. Ecco perché sarà accelerata la velocità della marcia verso la giunta politica. Da oggi e da domani si valuteranno i risultati del governo “delle riforme”. Le azioni concrete torneranno sotto la luce dei riflettori. Spiace dirlo: finora sono apparse insufficienti. Urge una correzione di rotta, affinché il sorriso di oggi non diventi una vittoria di Pirro.