ROMA – Aids: quattro lettere che, unite, indicano la sindrome da immunodeficienza acquisita, una malattia del sistema immunitario causata dal virus Hiv. Un mostro che agisce in silenzio, l’Hiv, infettando e danneggiando parte delle difese del corpo contro le aggressioni esterne: una semplice influenza, un banale raffreddore, una qualsiasi infezione batterica possono essere letali. Nelle persone affette, infatti, il sistema immunitario non è più in grado di difendere l’organismo dalle malattie, e il processo degenerativo prosegue fino alla morte del paziente a causa delle infezioni cosiddette opportunistiche, ossia tutte quelle infezioni causate da batteri, virus o funghi: tra cui polmonite, meningite, herpes, tubercolosi. La vulnerabilità, inoltre, tende ad aumentare col progredire della malattia.
L’Hiv, in sordina, attacca i linfociti, un particolare tipo di globuli bianchi, chiamati anche cellule T-helper, che hanno il compito di scacciare i batteri e i virus invasori. Il virus prende il sopravvento su di essi e si moltiplica. Questo processo continuo distrugge altre cellule T, compromettendo in tal modo la capacità del corpo di reagire ad insulti esterni attraverso le difese immunitarie. Nonostante le numerose e approfondite ricerche, nel corso degli anni, non è ancora stata trovata una cura efficace. L’unica ancora è l’Azt, un farmaco in grado di rallentare lo sviluppo della malattia che, però, provoca pesanti effetti collaterali.
Ma diamo un’occhiata ai sintomi principali che manifestano le persone affette dal virus, nel corso delle diverse fasi dell’infezione. Entro tre settimane dal contagio possono insorgere febbre, mal di testa, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e della milza, rush cutanei: tale sintomatologia, talvolta assente o comunque sottostimata dal paziente, tende a regredire nel giro di qualche settimana, lasciando l’individuo in perfetto stato di salute, ma solo apparentemente. Il paziente, infatti, può fin da subito trasmettere la malattia ad altre persone. Negli anni seguenti, inoltre, il virus continua a moltiplicarsi nei linfonodi. Durante questa fase, che può durare diversi anni, il paziente lamenta sintomi come febbre ricorrente, perdita di peso, diarrea, fiato corto, tosse ed il tipico ingrossamento dei linfonodi. Nell’ultima fase della malattia, che compare approssimativamente dopo dieci o più anni dal contagio, i sintomi si accentuano e ad essi si sommano quelli dovuti allo sviluppo delle cosiddette infezioni opportunistiche.
Le persone che contraggono il virus, dunque, non sono malate di Aids, anche se sono destinate a diventarlo, salvo casi rarissimi. Opportunamente curato con appositi farmaci, un soggetto sieropositivo può vivere anche molto a lungo in discreta salute, ma continuerà ad essere portatore del virus e dunque potrà trasmetterlo ad altre persone.
L’Hiv può essere trasmesso attraverso il diretto contatto con il sangue o con i liquidi del corpo di qualcuno che è stato infettato dal virus: sangue, liquido seminale, secrezioni vaginali e latte materno sono fluidi che possono veicolare efficacemente il virus. La saliva non è fra questi, dunque, è una falsa credenza che l’infezione possa contagiarsi tramite il bacio. Il contatto, di solito, avviene scambiandosi aghi o avendo rapporti sessuali non protetti con una persona infetta. Un neonato, inoltre, può contrarre l’Hiv dalla madre che è infetta.
Gli esperti affermano che la grande diffusione della malattia, in un arco di tempo relativamente breve, è dovuta essenzialmente all’eccessiva liberalizzazione dei costumi sessuali e al diffondersi dell’uso di droghe assunte per via endovenosa. Il tutto unito al fatto che la malattia per anni, seppure presente, non è stata identificata, e non venivano prese le opportune precauzioni. L’unico modo per contrastare il virus consiste, attualmente, nel rispettare alcune norme precauzionali: vivere una serena vita sessuale evitando rapporti non protetti con persone sconosciute, in caso di necessità di trasfusioni assicurarsi che il sangue provenga da centri trasfusionali autorizzati, assicurarsi che gli strumenti usati da estetisti e parrucchieri siano stati perfettamente sterilizzati. Una donna sieropositiva, infine, dovrebbe evitare la gravidanza: in caso contrario è opportuno che effettui continui controlli medici.
Numerosi, negli anni, gli spot e le campagne di sensibilizzazione effettuate per rafforzare la percezione del rischio dell’infezione da Hiv e informare sulla modalità di trasmissione e sulle misure di prevenzione. “La trasmissione sarà interrotta il prima possibile. Uniti contro l`Aids si vince”: è questo lo slogan dello spot del ministero della salute, presentato in occasione della giornata mondiale contro l’Aids, dello scorso primo dicembre 2012. Un lavoro frutto della collaborazione tra la direzione della comunicazione del ministero e le associazioni di settore che ha avuto come testimonial della campagna Raoul Bova. L’attore, inoltre, per l’occasione ha vestito anche gli insoliti panni di regista. Nella clip, in bianco e nero, l’unica licenza cromatica è per il rosso intenso del fiocco della giornata mondiale, tenuto tra le mani dei protagonisti che lo sostengono in un abbraccio virtuale. CLICCA QUI PER VEDERE LO SPOT