CATANIA. Individuato in Italia il primo caso risultato contemporaneamente positivo a vaiolo delle scimmie, Covid e Hiv. La notizia è stata battuta dall’agenzia Adn Kronos.
L’uomo, 36 anni, ha sviluppato febbre, mal di gola e mal di testa, fatica e un’infiammazione della zona inguinale dopo 9 giorni dal rientro a Catania da un viaggio in Spagna, dove ha detto di aver avuto rapporti sessuali non protetti con uomini. A descrivere il caso, il primo riportato in letteratura, sono i ricercatori dell’Università e del Policlinico Rodolico-San Marco di Catania, insieme ai colleghi del policlinico Giaccone di Palermo, in un articolo sul ‘Journal of Infection’.
Tre giorni dopo i sintomi l’uomo è risultato positivo a Covid, che aveva già contratto a gennaio qualche settimana dopo il vaccino. Non passa molto tempo quando un rush cutaneo si manifesta sul braccio sinistro e poi si diffonde rapidamente sul resto del corpo. A questo punto si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Catania. Qui i test confermano il Covid, ma rivelano anche la positività a monkeypox e Hiv, contratto di recente visto l’esito negativo dello stesso test meno di un anno fa. Il paziente, che – riportano i medici siciliani – soffre di disturbo bipolare e assume regolarmente farmaci per questo, è stato dimesso dall’ospedale dopo quasi una settimana e si è ripreso dal Covid-19 e dal vaiolo delle scimmie. Gli è rimasta solo una piccola cicatrice.
“Il nostro caso sottolinea che i rapporti sessuali potrebbero essere la modalità di trasmissione predominante” per il vaiolo delle scimmie, scrivono i ricercatori evidenziando che “il tampone orofaringeo del vaiolo delle scimmie era ancora positivo dopo 20 giorni. Questo suggerisce che queste persone potrebbero essere ancora contagiose per diversi giorni dopo la remissione clinica. I medici dovrebbero incoraggiare l’adozione di precauzioni appropriate”.
Il caso risale ai primi di luglio. “Dal momento che questo è l’unico caso segnalato di coinfezione da virus del vaiolo delle scimmie, Sars-CoV-2 e Hiv, non ci sono ancora prove sufficienti a sostegno del fatto che questa combinazione possa aggravare le condizioni del paziente. Data l’attuale pandemia di Covid-19 e l’aumento quotidiano dei casi di vaiolo delle scimmie, i sistemi sanitari devono essere consapevoli di questa possibilità”, concludono gli autori.