"Ho visto morire, ho rischiato... Ora ringrazio la vita"

“Ho visto morire di Covid, ho rischiato… Ora ringrazio la vita”

La testimonianza del professore Ernesto Mangiapane, ricoverato all'ospedale 'Cervello'. "Ho visto morire e ho rischiato".
COVID, LA STORIA
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PALERMOOra che sta un po’ meglio, il professore Ernesto Mangiapane, psicologo molto conosciuto, un uomo non avanti con l’età, con moglie e figli a casa, ha scritto la sua lettera al mondo per raccontare che cos’è il Covid, per ringraziare i meravigliosi camici bianchi che gli hanno salvato la vita e che combattono in trincea, mentre qualcuno si ostina a negare una evidente catastrofe. Ma forse questa testimonianza di speranza e verità da un reparto Covid potrà essere drammaticamente utile.

“Ho pensato tante volte che…”

“Sono vivo – si legge in questa lettera al mondo, pubblicata su Facebook -. Sono emozionato. Dopo 25 giorni in terapia intensiva con 45% di ossigeno che non mi bastava, sono stato trasferito in semi intensiva col 3% di ossigeno resisto e respiro. Ho avuto una polmonite devastante, come dicono i medici di una gravità inaudita, e che sono un miracolo me lo ricordano tutti i giorni. Sono stato chiuso dentro un casco ad ossigeno per 12 giorni, senza occhiali con ossigeno al massimo, bevevo da una cannuccia, messo prono nel tentativo estremo di salvarmi la vita.
Ho visto morire 7 persone, le ho viste chiudere dentro i sacchi neri, ho pensato tante volte che anche io sarei finito in un sacco nero. Ho avuto paura, terrore. Ringrazio tutti per le preghiere, i messaggi, l’affetto immenso dei parenti, dei pazienti, degli amici. Ringrazio l’equipe tutta dell’Utir dell’ospedale Cervello, il primario Arcoleo, sono pazzeschi, lavorano intensamente senza sosta, a voi infinitamente Grazie. E sopratutto grazie alla roccia della mia vita, mia moglie, ha sofferto tantissimo da sola per un tempo che sembrava non passare mai. IO RINGRAZIO LA VITA”.

Il racconto al telefono

Al telefono il professore Mangiapane ha una voce stanca, ma è la voce di uno che è tornato dal nulla, in un momento in cui la speranza si affievoliva, come il respiro. “Voglio ringraziare ancora tutti: sono angeli. Il dottore Giuseppe Arcoleo è un uomo dedito alla causa, una persona professionalmente e umanamente eccezionale. Un mese fa ho avuto solo un po’ di febbre, poi, una notte, il crollo. Abbiamo chiamato l’ambulanza, il tampone è ovviamente risultato positivo. Mi hanno salvato la vita, mentre aspettavo la morte ed ero convinto di non rivedere più nessuno dei miei cari. Ho visto anziani, trentenni… Il casco è fondamentale ed è stato importantissimo. Basta con la leggerezza, ci vuole la consapevolezza di quello che sta succedendo”. Così parla il professore Ernesto, persona stimata, con una bellissima famiglia, ora aperta alla speranza. Lui è uno dei marinai tornati dal naufragio e dalla catastrofe, per raccontare la storia.


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