CATANIA – Capitali sociali, unità immobiliari, e intere società. A finire nel calderone del maxi-sequestro eseguito dagli uomini della Polizia Tributaria e Fiamme Gialle c’è tutto l’impero commerciale ed economico dell’ex “Re dei supermercati” Sebastiano Scuto. Un vero e proprio impero che accusa e giudici della corte d’appello di Catania hanno reputato sia stato foraggiato negli anni dal clan di Cosa Nostra dei Laudani.
L’ordinanza eseguita dai miliatari riguarda a stretto giro anche i familiari dell’imprenditore condannato a 12 anni per associazione mafiosa.
Oltre alla ormai nota Aligrup S.p.a. sono stati sequestrati 52 tra unità negozi e supermercati con cui veniva svolta l’attività commerciale della società diventata negli anni leader nella grossa distribuzione alimentare sotto il marchio “Despar”.
Sequestro dei capitali sociali intestati a Scuto e ai suoi stretti congiunti per le società Maxi Sconto s.r.l., Cedal Centro Discount Alimentare, Unica Società Consortile, Supermercato DI.GI. srl, Athena srl, Global Service srl, Cine teatro Ambasciatori srl, Gruppo Leader srl, Eural srl, Asia Computers srl, Seac srl, Fruttexport srl, Cadial Service Distribuzione alimentare, Siciltrade srl, P.M. Immobiliare srl, San Girolamo, COM.AL. SUD, Servizi Mezzocampo srl, Tresse srl, Mediterranea Commerciale srl, Il Quadrifoglio Shopping Center, Centro Commerciale Etneo C.C.E. s.p.a, Italia Discount srl, Despar Italia Consorzio, Sintesi srl, FIN- Spar s.p.a, Europa Group Service srl, Punto srl, Mercatone Europa Calabria srl, Grande Pino srl, SOFIMA.
Gli uomini guidati dal Colonnello Francesco Gazzani hanno sequestro le quote societarie di proprietà di Scuto anche all’interno della società K&K srl. Quest’ultima società avrebbe avuto, secondo l’accusa, un ruolo fondamentale per l’espansione dell’imprenditore nel territorio palermitano dando vita a quella che il Pg titolare dell’inchiesta Gaetano Siscaro ha definito una vera e propria spartizione tra lo stesso Scuto e Giuseppe Grigoli, imprenditore originario di Castelvetrano, anch’egli condannato a 12 anni di reclusione per essere ritenuto il prestanome del super latitante Matteo Messina Denaro. Un “imprenditore mafioso” così come ha sentenziato la Corte d’appello di Catania per Sebastiano Scuto.