I boss e i fiori per la processione| "Vedi che sto puzzando di fame" - Live Sicilia

I boss e i fiori per la processione| “Vedi che sto puzzando di fame”

Le intercettazioni svelano l'intervento del capo mandamento per la fornitura di addobbi floreali.

IL BLITZ "CUPOLA 2.0"
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PALERMO – La nuova commissione provinciale di Cosa nostra si stava riorganizzando, stabiliva ruoli, metteva le sue mani su ogni affare possibile per rimpinguare le proprie casse e “tutelava” gli uomini che a lei si rivolgevano. Come “Vito il fioraio” che in difficoltà nella gestione degli addobbi floreali in occasione del Venerdì Santo, aveva chiesto aiuto prima a colui che è ritenuto il capo della famiglia Palermo Centro, Gaspare Rizzuto, poi direttamente a Gregorio Di Giovanni, considerato al vertice del mandamento di Porta Nuova.

A metà marzo dello scorso anno, con la Pasqua alle porte, il fioraio avrebbe dovuto fornire gli addobbi alla parrocchia di Lourdes di piazza Ingastone, alla Zisa. “L’assegnazione – si legge sulle carte dell’ordinanza che ha portato ai 49 arresti dell’operazione ‘Cupola 2.0’ – era stata messa in discussione da alcuni componenti della confraternita Anime Sante, tra cui un certo ‘Nino’. Quest’ultimo, in base a quanto le indagini hanno accertato, è il fratello di Stefano, boss di Cosa nostra, fino al 2014 a capo della confraternita e arrestato proprio quattro anni fa.

Ma “Vito il fioraio” non ci stava: gli era stato imposto di occuparsi dei fiori per la processione insieme ad un altro commerciante, ma non intendeva dividere il proprio lavoro con nessuno. Una reazione che viene esplicitamente a galla quando riferisce a Francesco Pitarresi, legato al mandamento di Porta Nuova, quanto accaduto e di non essere riuscito a cambiare le cose nonostante il tentativo di far intervenire Rizzuto.

“A questo fioraio io neanche lo conosco, nemmeno ci parlo… che non gli do neanche confidenza perché, ha fatto questo…questo… non l’ha mai fatto lui… allora prende a lui e la fa sempre il fioraio che l’ha fatta sempre e lui si leva pure di davanti.. e mi levo pure io di davanti.. Io me lo faccio da solo, il lavoro io l’ho preso “libero” a chi sto andando a disturbare.. poi io se non sono buono non ne faccio (batte le mani) cambio pure mestiere.. giusto?…

Poi, il fioraio, sempre più nervoso, riferisce a Pitarresi la conversazione con Di Giovanni: “Ho “annaghiato” a Gregorio… ci ho parlato.. dice: “Ma perchè insieme non la potete fare?”.. gli ho spiegato tutta la situazione, gli ho detto comunque io l’ho “pagata”. ..Come l’hai “pagata?” .. Certo.. “a me sono venuti a riportarmi che sono i confrati che non ti vogliono”.. come i confrati non mi vogliono? Io l’ho pagata dalla chiesa, la settimana scorsa si sono ritirati i fiori e non mi vogliono?.. Minchia lui è morto, dice: “Dammi una settimana di tempo”.

A quel punto, però, mancava davvero poco alla processione e “Vito” voleva sapere come comportarsi: “La processione è tra dieci giorni, io arrivo e “monto” .. ma di cosa stiamo parlando?.. Stiamo parlando di lavoro!.. Vedi che stiamo parlando di lavoro.. e che sto “puzzando di fame”. Insomma, la contesa si faceva sempre più forte e, d’altro canto, l’organizzazione di feste rionali, processioni comprese, anche stavolta faceva gola a Cosa nostra per raccogliere denaro destinato ai detenuti e alle loro famiglie e, allo stesso tempo, per ribadire la propria presenza sul territorio.

Il fioraio aveva così incontrato Di Giovanni in via Bari, nei pressi di via Roma. La conversazione è stata immortalata dalle microspie, durante una lunga passeggiata e una tappa al bar per prendere un caffè. Un incontro che avrebbe condotto il fioraio all’obiettivo: gestire la fornitura da solo per il giorno del Venerdì Santo. A provare l’assegnazione definitiva del lavoro grazie all’intervento del capo mandamento, un post su Facebook apparso l’indomani della processione nella pagina della confraternita di piazza Ingastone. Il 15 aprile del 2017, infatti, alle 22.17, “Vito il fioraio” è apparso in una foto all’interno della chiesa, mentre smontava l’urna con il simulacro.


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