PALERMO – Sotto sequestro finiscono i beni di Ciro Gino Ficarotta, del figlio Leonardo e del nipote Paolo Vivirito. Tra cui una tenuta agricola a Santa Ninfa con sessanta ettari di terreno.
Gli imprenditori, originari di San Giuseppe Jato, sono stati raggiunti da un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta del capocentro della Dia Paolo Azzarone. Per tutti è stata proposta anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno perché indiziati di appartenere a Cosa Nostra.
Padre, figlio e nipote furono coinvolti, nel marzo del 2018, in un blitz dei carabinieri assieme ai boss di Salemi, Michele Gucciardi, e di Vita, Salvatore Crimi, e a Vito Nicastri, conosciuto come “il signore del vento” a cui sono stati già confiscati beni per oltre un miliardo di euro.
I mafiosi, come spesso accade, hanno abbandonato coppola e lupara. Sono diventati imprenditori, impegnati come sono a fare soldi. E differenziano gli affari: dalla produzione di legnami alla ristorazione. Non era ancora esploso lo scandalo delle mazzette pagate da Nicastri a dirigenti e funzionari dell’assessorato all’Energia per ottenere il via libera ad alcuni impianti progettati insieme a Paolo Arata, suo socio in affari.
“Dottore come minchia ragiona… secondo lei viene da Palermo e si fotte cento ettari di terreno… chi la manda?”. Cominciava così, con le minacce che avrebbe ricevuto, il racconto che fece saltare un affare fiutato dai boss. I boss erano già riusciti ad aggiudicarsi all’asta, tramite alcuni imprenditori compiacenti, una tenuta di Giuseppa Salvo, moglie di Antonio Maria Salvo, nipote di Nino e Ignazio, esattori mafiosi di Salemi, e puntavano alle proprietà del marito che però non si piegò alle pressioni mafiose.
La tenuta era stata formalmente acquistata all’asta da Roberto Nicastri, ritenuto prestanome del fratello Vito per poi essere ceduta alla Vieffe Agricola di Ficarotta e Vivirito per 530.000 euro.
Il prezzo di vendita reale dei terreni era, però, notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, pari a oltre duecentomila euro, sarebbe stata versata da Ciro Gino Ficarotta in contanti nelle mani dagli uomini di Cosa Nostra, per la loro attività di “intermediazione immobiliare”.
Il sequestro riguarda la Vieffe, con un valore stimato in un milione e mezzo di euro compresa la tenuta, numerosi conti e depositi bancari.