"I buttafuori imposti dalla mafia"| In 12 rischiano il processo - Live Sicilia

“I buttafuori imposti dalla mafia”| In 12 rischiano il processo

Massimo Mulè

Avviso di conclusione delle indagini. L'elenco si apre con Massimo Mulè, mafioso di Porta Nuova

PALERMO – La Procura non cambia idea. Chiude le indagini sui buttafuori e presto chiederà il rinvio a giudizio degli undici indagati.

Secondo l’accusa, la mafia non chiedeva direttamente soldi, ma imponeva i suoi uomini nella gestione della sicurezza in alcuni locali notturni. Sempre di pizzo si sarebbe trattato, però.

L’elenco degli indagati si apre con Massimo Mulè, uomo d’onore e reggente della famiglia mafiosa si Palermo centro, scarcerato dal Tribunale del Riesame dopo essere stato coinvolto nel blitz “Cupola 2.0” sulla nuova Cosa Nostra e pure scarcerato in questa inchiesta.

Gli altri indagati sono Gaspare e Antonino Ribaudo, Andrea e Giovanni Catalano, Vincenzo Di Grazia, Massimo Mulè, Cosimo Calì, Ferdinando Davì, Emanuele Cannata, Francesco Fazio, Emanuele Tejo Rughoo, Davide Ribaudo.

L’interfaccia con Cosa Nostra sarebbe stato Andrea Catalano considerato in contatto con i mafiosi di Porta Nuova. Innanzitutto l’organizzazione avrebbe mandato qualche scagnozzo in giro di notte a provocare risse. Poi qualcuno andava a trovare il titolare per spiegare che l’unico modo per evitare ulteriori episodi spiacevoli era assoldare i loro addetti alla sicurezza. Da qui la contestazione del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le microspie hanno intercettato farsi del tipo: “Tu hai due figli vero?, sono la tua vita vero? Il signore ci deve guardare i tuoi figli”. Frasi che secondo i pubblici ministeri Giorgia Spiri e Gaspare Spedale erano una chiara minaccia affinché i titolari dei locali affidassero la sicurezza agli uomini graditi al clan mafioso. Ad esempio Di Grazia, cognato di Mulè.

Il capo della sicurezza di una discoteca che già lavorava nel locale non gradiva la presenza di Di Grazia e sarebbe stato minacciato dai fratelli Andrea e Giovanni Catalano. E se qualcuno aveva de precedenti penali che ne impedivano l’assunzione – la legge lo vieta – l’ostacolo veniva aggirato facendoli lavorare in due cooperative antincendio. Il pacchetto dei servizi imposto nei locali notturni era completo.


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