I candidati non convincono | L'astensionismo è il rischio - Live Sicilia

I candidati non convincono | L’astensionismo è il rischio

Per il sistema dei privilegi, delle clientele è tutto grasso che cola.

Si capisce che a buona parte dei politici e alla stessa politica ormai ridotta a mercato delle vacche non gliene può “fregar de meno”, per usare un’espressione giovanile da pub, ma il dato sull’astensionismo dell’ultimo sondaggio disponibile – commissionato dal Giornale di Sicilia all’Istituto Demopolis – è davvero impressionante. A tre settimane dal voto ben due milioni e mezzo di elettori non andranno a votare, il 54%. Superata abbondantemente la soglia della metà degli aventi diritto.

Evidentemente nessuna delle proposte in campo in vista del 5 novembre, nessuno dei candidati a presidente della Regione, degli schieramenti o dei singoli soggetti in competizione appare minimamente convincente. Né Fabrizio Micari con il suo centrosinistra in continuità crocettiana senza sinistra, riunitasi con Claudio Fava sull’onda degli scontri romani tra Renzi, Bersani e D’Alema che con la Sicilia c’entrano poco; né Nello Musumeci logorato dalle infinite polemiche sulle “liste pulite”, che alla fine sono rimaste opacamente immutate, e dal contorno troppo somigliante all’assai discutibile stagione del 61 a 0 berlusconiano; né Giancarlo Cancelleri con il movimento dei “duri e puri” pentastellati, forse non abbastanza duri e puri dinanzi al giudizio di chi ha deciso di rimanere a casa. Nemmeno il movimento 5Stelle riesce a intaccare la stanchezza e la diffidenza cronica dell’immenso esercito degli astensionisti, al contrario in crescita rispetto alle precedenti elezioni del 2012.

Insomma, inutile tentare di fuggire dalla realtà dei numeri, nulla riscalda i cuori, nulla riaccende l’entusiasmo per la partecipazione democratica. Ciò, per il sistema dei privilegi, delle clientele e dei partiti, involucri vuoti privi di respiro vitale, è tutto grasso che cola: meno gente va a votare più aumentano le possibilità di successo per parecchi dei protagonisti di questa miserevole campagna elettorale in cui trattative da asta di periferia finalizzate all’accaparramento di voti, cambi di casacca a palate e liste strapiene degli stessi responsabili, più di uno davvero impresentabile, del disastro sociale ed economico in cui la Sicilia si ritrova sprofondata, sono stati i principali ingredienti di una indigeribile poltiglia informe.

Grasso che cola perché chi non si reca al seggio può teoricamente essere definito un elettore libero, non legato a cordate, cerchi magici e filiere clientelari, così non fosse correrebbe tra i primi a impugnare la matita copiativa, a “fare il suo dovere” nei confronti del capo corrente, del potente di turno, del generoso benefattore. Quindi, non aspettiamoci nulla dai capi bastone dell’attuale classe politica. Per la maggioranza di costoro è bene che il pantano maleodorante del consenso interessato non venga minacciato da una cascata di acqua fresca riversata da cittadini senza catene al collo, debiti di riconoscenza, recalcitranti rispetto a chi li vorrebbe declassare a semplici sudditi obbedienti ed eternamente grati.

Elettori che potrebbero votare chi merita, non chi promette; chi è capace, non chi strizza l’occhio disponibile agli affari, chi si preoccupa dei bisogni della comunità, non di poltrone e prebende. Per carità, è ovvio, non tutti coloro che prendono la scheda elettorale in mano sono condizionati e mossi da convenienze, a volte inconfessabili, ma purtroppo dobbiamo riconoscere che sono ancora i baroni degli apparati, i “vasa vasa” seriali, i raccoglitori maniacali di “pizzini” con le istanze e le suppliche dei seguaci a riempire le sale. Il voto libero è minoritario. La rassegnazione è l’anticamera della morte dell’anima e non andare a votare non è mai la scelta migliore, anzi, è la peggiore. Però, è vero, una cosa è andare a votare, magari cercando un candidato affidabile sul piano etico e delle competenze, un’altra è abbracciare candidati e un progetto politico da condividere con passione e convinzione. Ce ne sono in giro? Per 2 milioni e 500.000 siciliani la risposta è un drammatico NO forte e chiaro.

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