Faraone: "Cuffaro? È un uomo libero, fango contro Abbadessa e Zambuto"

Faraone: “Cuffaro? È un uomo libero, fango contro Abbadessa e Zambuto”

La lista e le rinunce. L'intervista al deputato renziano
ELEZIONI EUROPEE
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Onorevole Davide Faraone, deputato di IV, le candidature di Laura Abbadessa e Marco Zambuto, nella lista ‘Stati Uniti d’Europa’, sembravano a un passo. Poi sono tramontate ed è nata l’immancabile polemica. Ci può spiegare perché?
“Perché la politica ormai, per qualcuno, è diventata come la discarica di Bellolampo. Un immondezzaio dove scaricare tutto lo schifo che c’è in questo mondo”.

Addirittura?
“Sì, sono disgustato. Il combinato disposto tra torquemadismo, giustizialismo a buon mercato, informazione senza pietà, una miscela che non si preoccupa minimamente di uccidere, di uccidere dentro, che è anche peggio dell’omicidio, provoca sofferenze, dilania le persone e i loro familiari. E ha portato due straordinarie persone, due amici, a dover fare un passo indietro”.

I suddetti avrebbero ‘pagato’ il fatto di essere ‘diversamente vicini’ alla Dc di Cuffaro. Chi ha posto il veto?
“Nessuno, semplicemente sono delle bellissime persone, una grande professionista e un grande sindaco, un amico che frequento molto volentieri anche in privato, che ha pagato per un errore giudiziario, costretto a dimettersi per l’assurdo reato di abuso d’ufficio e poi dichiarato innocente anche di quello”.

Insomma, li stima.
“Parliamo di due persone intelligentissime, preparate, che hanno costruito una vita di successi con impegno e dedizione che hanno una loro storia e sono diventate improvvisamente una ‘lady Russo’, perché moglie di Massimo Russo, il magistrato e l’altro ‘il genero di Cuffaro’. Gli si vuol far pagare la colpa di essere innamorato di una bravissima donna che è diventata magistrato, sfidando le forze della natura, costretta ad andare a vivere lontano dalla sua terra. Anche lei vittima dell’essere ‘figlia di…’. Ma in che mondo viviamo? Hanno deciso di fare un passo indietro di tutelare innanzitutto i loro cari da un mondo che sparge fango col ventilatore”.

Si dice anche che lei fosse il regista dell’intera operazione: è vero?
“Si dice? Io faccio politica con riservatezza, faccio tutto in silenzio perché credo che sia sempre il modo per far riuscire le cose, anche le più difficili, non sono una buona fonte per i giornalisti. Ma questo non vuol dire che mi nascondo dietro a un dito, che non mi prendo le responsabilità. Che ho paura di prendermi gli insulti di chi la pensa diversamente. Non ‘si dice’, io ho lavorato per le loro candidature, li ho convinti io, avevo superato le loro resistenze, preoccupati di quello che sarebbe potuto accadere ed effettivamente è accaduto. Io li volevo in lista con noi perché ero orgoglioso di poter avere due compagni di viaggio così. La loro rinuncia mi ha distrutto innanzitutto umanamente, non politicamente, dei voti non mi frega un tubo in questa storia, mi dispiace solo di essere stato responsabile del linciaggio che hanno dovuto subire”.

Carlo Calenda, di recente, proprio a Palermo, ha tuonato sulla, dal medesimo veementemente asserita, incompatibilità morale tra Totò Cuffaro e la politica. Lei che ne pensa?
“Quando parlavo di Torquemada, uno è sicuramente lui”.

Addirittura? (bis)
“Chi siamo noi per giudicare la moralità delle persone? Chi ci dà la patente per farlo? Quanta ipocrisia poi. Potrei fare come lui e disquisire sulla moralità sua e di quelli del suo partito che tacciono e lo lasciano sproloquiare, ma io non sono così, io rispetto tutti e sono un uomo pieno di difetti, figuriamoci se posso dire cosa non va agli altri. Col terzo polo alle politiche e alle regionali, con lui leader, abbiamo candidato due parenti prossimi di politici condannati dalla giustizia. Io ero convinto che non potessimo far pagare ai figli le colpe dei padri, e che dovessimo rispettare le loro identità, le loro vite, non ho avuto dubbio ad accettare quelle candidature, a Calenda invece, ho capito solo dopo, che interessavano soltanto i loro voti. Cuffaro si è fatto gli anni di carcere, ha sbagliato, è stato punito ed oggi è un uomo libero come me, con diritti e doveri prescritti dalla legge, non dal codice Calenda”.

Secondo lei chi è stato condannato per favoreggiamento alla mafia, dal punto di vista etico, può partecipare alla vita pubblica, specialmente in Sicilia?
“Sì, senza alcun dubbio, se ha mostrato i segni del pentimento e la legge glielo consente. Andrebbe letto e ripassato una settimana sì ed una pure ciò che scriveva Cesare Beccaria sulla funzione rieducativa e non repressiva delle pene. Le pene, il carcere, sono uno strumento per favorire la sicurezza sociale e un’integrazione sociale di colui che ha commesso un reato ed è pentito. Altrimenti butteremmo la chiave delle celle o ancora di più, praticheremmo la pena di morte”.

Dunque, pure Cuffaro…
“Posso addirittura dire che Cuffaro se vuole e se la sente, deve tornare alla vita pubblica, ha tutto il diritto di dimostrare che è cambiato, che ha capito dove ha sbagliato. E lo dice uno che quando era potente nemmeno lo conosceva. Rieducato e riammesso in società, è civiltà, è vita. Chi è cattolico come me crede nell’unica vita terrena che non può essere bruciata per intero per un errore commesso. Altra cosa e se ci si mostra recidivi, ma anche lì il nostro sistema giudiziario, ispirato al pensiero di Beccaria, è dotato di tutti gli strumenti per intervenire efficacemente”.

Sta sostenendo che Cuffaro potrebbe candidarsi in prima persona?
“Lui ha sempre negato di volerlo fare, ma il cittadino Salvatore Cuffaro può fare tutto ciò che la legge italiana gli consente di fare, non decide Davide Faraone. La legge glielo permetterebbe. E sentire qualcuno dire, anche uomini di legge, sì il nostro ordinamento glielo consente me non è opportuno… a me spiace. Perché l’opportunità è intrisa di soggettività, la legge molto meno. Mi convincono più le leggi del nostro ordinamento, meno i sacerdoti moralisti che si sentono al di sopra di tutto, anche della Costituzione”.

Ci racconti la vostra lista per le Isole alle Europee, quali sono i punti di forza, secondo lei?
“Posso dirvi dei candidati che conosco, tutti splendidi: Fabrizio Micari, l’incosciente, di solito chi ha fatto il rettore un po’ se la tira e invece lui non ha mai paura di metterci la faccia per le battaglie in cui crede. Valentina Falletta, mai conosciuta una persona così leale e generosa, tanto preparata, quanto umile. Rita Bernardini, la capolista, non debbo presentarla a nessuno, una combattente che mette a repentaglio anche il suo fisico, quanti scioperi della fame, per quello in cui crede. Francesco Calanna l’ho conosciuto all’Ars, quando ho fatto l’esperienza di parlamentare regionale, lo ritrovo con grande piacere adesso. Gli altri li conosco meno, sono espressi dagli altri partiti che con noi hanno messo su la lista degli Stati Uniti d’Europa, una bellissima scommessa. E infine c’è l’ultimo della lista, Matteo Renzi, un amico, un genio, un visionario”.

Per molti protagonisti della politica le Europee – anche se non lo dicono – rappresentano il modo per testare le rispettive speranze, in vista di altri appuntamenti. Quale è la sua opinione in merito?
“Altro che test, le elezioni europee sono il più importante appuntamento politico. Poi il fatto che si candidi anche chi non ha idea di quale sia la differenza tra la commissione europea e il consiglio d’Europa, quella è un’altra storia. Le istituzioni europee sono le più importanti, il grosso ormai si decide lì. Io spero sempre di più, si decida a quel livello, il confronto ormai è fra continenti, non città stato o regioni e spero che un giorno potremo affidare al popolo l’elezione diretta del capo degli Stati Uniti d’Europa, così come accade per la repubblica federale americana”.

Molti leader, tra cui Renzi, si candidano in prima persona. Perché?
“Renzi per andare al Parlamento europeo, gli altri per prendere i voti agli italiani, li imbrogliano candidandosi o mettendo il loro cognome nel simbolo e poi restano a Roma”.

Un’area moderata unita sembra un’opzione politicamente lontana. Sarà mai ricomponibile?
“Prima o poi accadrà che i riformisti si riuniranno, col Terzo polo c’eravamo andati vicini, era stato un buon inizio. Avete visto com’è andata purtroppo, bisogna ripartire, serve all’Italia”.

Il discorso con Carlo Calenda possiamo, dunque, considerarlo definitivamente chiuso? Viste le premesse…
“Sì. Si è totalmente isolato da tutti, queste elezioni lo hanno certificato definitivamente”.


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