I clan del "triangolo della morte" |La terra dei pentiti rinnegati - Live Sicilia

I clan del “triangolo della morte” |La terra dei pentiti rinnegati

Da Paternò ad Adrano, passando per Biancavilla. Un esercito di collaboratori di giustizia.

scosse nella mafia provinciale
di
2 min di lettura

CATANIA – Da qualche mese si “fa un gran parlare” dei pentiti che provengono dal triangolo della morte,Paternò, Biancavilla e Adrano. Le loro rivelazioni hanno fatto scattare già una serie di blitz che hanno permesso di portare in galera i boss dei clan che in quella zona hanno ramificato radici forti. Fortissime. Il giovanissimo Valerio Rosano, figlio del boss Vincenzo, la sua scelta l’ha pagata con un necrologio che ha coperto i muri e le pareti della città di Adrano. Un’intera comunità lo ha marchiato come morto. E leggendo le carte dell’inchiesta Adranos, Valerio ha fatto i conti anche con le dure parole del padre: che lo ha rinnegato apertamente.

Rinnegato come il killer di Paternò Franco Musumarra, detto Cioccolata. La madre lo ha respinto quando qualche anno fa ha deciso di saltare il fosso e raccontare nei minimi particolari la guerra di mafia tra i Morabito-Rapisarda e gli Alleruzzo-Assinnata che si era scatenata all’ombra del castello normanno. Una faida che aveva portato all’agguato di Salvatore Leanza.

Ma le caselle dei pentiti provenienti da questa parte di terra vulcanica sono ancora diverse.  Giuseppe Liotta nel 2015 rivela l’organigramma del clan Scalisi di Adrano, i fedeli alleati dei Mussi i Ficurinia. È il primo collaboratore che inguaia la “madrina” della mafia Concetta Scalisi, che poi finisce nel maxi blitz i Viceré qualche mese dopo. Vuota il sacco tra gli Scalisi anche Gaetano Di Marco. Le sue testimonianze hanno portato parecchie sorprese nei processi in corso. Nel 2016 ha scelto di collaborare con la giustizia anche il giovane Salvatore Paterniti Martello (un cane sciolto della malavita di Adrano, ndr) che sarebbe stato bersaglio di un attentato. Poi fallito. “Temo per la mia vita”, si legge nei suoi verbali.

Il cerchio si chiude, anche se non in ordine temporale, con Antonio Zignale, detto U Ruvettu. Le sue rivelazioni portano a scuotere anche gli assetti della mafia catanese e non solo provinciale. I verbali, inediti, sono pubblicati nel mensile S in edicola.

 

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI