PALERMO – “È un interrogativo, quello della questione del male, che tutti noi ci poniamo e attraversa la storia del pensiero. Il male di cui noi ci occupiamo merita la maiuscola è non ha a che vedere con la brutalità personale, con la corruzione morale, con la crudeltà degli individui. Ma ha a che vedere con la politica”. Così il giudice della Corte Penale Internazionale Rosario Salvatore Aitala, ha aperto in diretta streaming questo pomeriggio, nella sede della Fondazione Federico II a Palermo, il convegno organizzato dalla Camera Penale di Palermo e dall’Osservatorio Nazionale delle Camere Penali dal titolo “I Crimini contro l’Umanità e la Corte Penale Internazionale”. Tra gli organizzatori gli avvocati Vincenzo Zummo e Fabio Ferrara.
Il giudice Aitala, finito nella lista delle persone ricercate da Mosca per avere emesso un mandato d’arresto nei confronti di Vladimir Putin, ha poi continuato la sua disamina sull’aspetto politico dei crimini internazionali spiegandone le ragioni: “sono sempre crimini politici perché hanno finalità politiche. Da quello di controllare i territori, a quello di controllare anime attraverso la detenzione arbitraria e con persecuzioni e stupri di massa. Quello che noi vediamo – ha concluso Aitala – è la ragione per la quale esiste la Corte Penale Internazionale. Il sangue che impregna il potere. Il potere, spesso, giustifica il sangue per la propria auto affermazione.
La storia del male è storia politica, di scelte politiche”. Il focus di approfondimento sui temi dei Diritti Umani, promosso e organizzato dal Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno “consente – ha detto Galvagno – un’approfondita riflessione sul tema dei Diritti Umani, oggi più attuale che mai. Approfondire gli obiettivi ed i fondamenti che sono alla base del sistema che ruota attorno alla Corte Penale Internazionale è inoltre particolarmente importante per sensibilizzare la nostra società circa i temi del diritto e della giustizia nel suo complesso. Pone all’attenzione dell’opinione pubblica, e dei giovani l’alto valore della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e della necessaria costante corrispondenza tra i diritti e i doveri da parte degli Stati e dei cittadini”.
“Il 17 luglio 1998 la Conferenza diplomatica che riunisce i rappresentanti di 160 Stati approvava lo Statuto di Roma, che poneva le basi per istituire la Corte penale internazionale. La firma dello Statuto di Roma ha segnato un momento cardine nello sviluppo delle regole a tutela dei diritti fondamentali e per la punizione di crimini che offendono la coscienza stessa del genere umano – spiega Luigi Miceli, componente della giunta dell’Unione delle Camere penali – Lo Statuto della Corte Penale Internazionale ha reso possibile, infatti, lo sviluppo degli strumenti che consentono oggi alla Corte di assolvere con efficacia alle proprie funzioni, per perseguire ed eventualmente punire i responsabili di atrocità quali gli atti di genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. L’obiettivo perseguito è, quindi, quello di affermare che v’è un diritto umano, comune a tutti i popoli civili, che costituisce una barriera insormontabile, al di là della quale v’è il delitto, il delitto contro lo stesso genere umano; un diritto che sopravvive perfino nelle asprezze della guerra”.