Si considerano ostaggi. E gli aguzzini in questione sarebbero l’ente e la Regione siciliana. I dipendenti del Cefop hanno incontrato stamattina, nei locali dell’assessorato regionale alla Formazione e all’istruzione, l’assessore Mario Centorrino. “In Sicilia è il momento di voltare pagina – hanno detto i dipendenti del Cefop – ma questa svolta non può essere compiuta sulle spalle dei lavoratori”.
Erano un centinaio fuori dai locali dell’assessorato. Una delegazione è stata ricevuta dall’assessore e avrebbe chiesto il rispetto dell’Ordine del giorno votato all’unanimità dall’Ars che riconosceva la necessità di incaricare un funzionario delegato per risolvere il problema degli stipendi.
“L’assessore Centorrino – racconta Fabrizio Russo, uno dei lavoratori ricevuti in assessorato – ci ha detto che non è tenuto a dare seguito a quell’ordine del giorno. E crediamo sia molto grave, perché se non obbliga il governo da un punto di vista formale, lo fa certamente dal punto di vista politico”.
La politica, appunto. Su una cosa sembrano convergere i lavoratori del Cefop e il governo: la necessità di un cambiamento radicale del mondo della Formazione professionale siciliana: “Siamo convinti – prosegue Russo – che si sia chiusa una pagina: quella della Formazione sorretta dai fondi regionali. E soprattutto quella della presenza, in questo settore, di politica e sindacati. Bisogna puntare sul Fondo sociale, sulle gare e aprire soprattutto a imprese e a soggetti del mondo produttivo”.
Insomma, un sistema da rifondare perché “siamo vicini al crack. Alcune delle regole, anche quelle meritoriamente introdotte da Centorrino – aggiunge Russo – non consentono al sistema di reggersi. Ma quello che ci chiediamo è: se un ente possiede il Durc ma non paga i lavoratori è un ente virtuoso? Merita il finanziamento pubblico? Se l’assessore vuole portare avanti una riforma, lo faccia davvero e non si fermi al maquillage”.
Ma dall’assessore i dipendenti non hanno ricevuto rassicurazioni. “Quello che abbiamo provato a spiegare a Centorrino – racconta Russo – è che il Cefop è solo la punta di un iceberg. Sono tanti gli enti inadempienti. Ma se gli enti non sono in regola, che c’entrano i lavoratori? Le due questioni andrebbero sganciate. Una cosa sono i costi di gestione, altra quelli del personale. Noi riteniamo, e lo abbiamo fatto notare all’assessore, che è più grave pagare enti dissestati piuttosto che i lavoratori, in grande sofferenza”.
Insomma, i lavoratori si “chiamano fuori” dalle inadempienze di un ente che attende la sentenza del Tar sulla riammissione al Prof prevista per il 17 giugno. “Ma noi lavoratori – conclude Russo – ci sentiamo ostaggi del Cefop che ha deciso di non decidere e della Regione che non ritiene di dovere intervenire”.