Da lunedì scorso, 14 ottobre 2013 noi dipendenti dell’Iraps di Catania versiamo in uno stato di grave e profondo disagio. Siamo stati investiti da un’ enormità di notizie che ci hanno sconvolto, anche perché, nemmeno nelle migliori sceneggiature cinematografiche, ci saremmo mai immaginati di vivere questa situazione. Abbiamo appreso dell’arresto di Giuseppe Saffo, Francesco Cavallaro e degli altri otto ai domiciliari, dalle testate on-line. Siamo rimasti sconvolti per le notizie che man mano venivano fuori, abbiamo scoperto che si sono appropriati indebitamente dei nostri Tfr.
Abbiamo scoperto che, mentre chiedevamo invano i nostri stipendi e dall’amministrazione dell’ente ci veniva risposto che erano ritardi dovuti ai rallentamenti burocratici della Regione, i nostri stipendi erano in mano ai pochi che se ne sono serviti per i propri affari, di sicuro non legati alla formazione. Abbiamo scoperto di ville in America o ville con dodici stanze, mentre molti di noi hanno rischiato di non avere più un tetto sopra la testa, visto che siamo stati anche 16 mesi senza stipendio che, per legge, dovrebbe essere dato mensilmente. Abbiamo scoperto, sempre dai giornali, che i quattro enti cui hanno fatto capo i suddetti Saffo/ Cavallaro, ovvero Anfe, Anfes, Iraps e Issvir, sono stati definanziati ed é stato tolto loro l’accreditamento. Abbiamo saputo, poi, che l’assessore Nelli Scilabra e il Presidente della Regione, Rosario Crocetta hanno dichiarato che il governo salvaguarderà tutti i lavoratori e che quindi bisogna stare tranquilli.
Non abbiamo però capito bene come faranno a salvaguardare il nostro posto di lavoro, si parla di transizione al Ciapi per un anno, o anche meno, ma con quali prerogative per il futuro? E i nostri stipendi pregressi? Il nostro Tfr? Il nostro lavoro svolto finora? Continuiamo a ricevere telefonate dagli allievi che chiedono, giustamente, ragguagli sugli esami dei corsi già completati da più di un anno e allarmati per le notizie sentite in questi giorni. Dall’amministrazione attuale a tutt’oggi non abbiamo ricevuto né una risposta né delle rassicurazioni. Con questa lettera vogliamo portare a conoscenza della stampa e, attraverso essa, dell’opinione pubblica quale situazione catastrofica stiamo vivendo noi e le nostre famiglie, pur continuando a svolgere il nostro servizio regolarmente presso la struttura.
I dipendenti dell’Iraps