PALERMO – Lì un tempo era un viavai fitto. Soprattutto al mattino, appena un attimo dopo il suono della campanella delle scuole e uno prima del cartellino timbrato al lavoro. Via Sicilia è sempre stata un punto nevralgico di passaggio, per automobilisti, impiegati, imprenditori. Adesso, invece, il fantasma di quello che fu aleggia tra le transenne oltre le quali i residenti stringono i denti, le insegne si spengono e le attività commerciali singhiozzano. Non è rimasto più nessuno, lì. Persino la banca, una filiale Unicredit, ha fatto le valige ed è migrata altrove. E a ruota pure una parrucchieria, una sala giochi, un ristorante turco, un fioraio. A dicembre toccherà anche all’unica macelleria.
Intorno al cantiere per la realizzazione dell’anello ferroviario, che avrebbe dovuto essere pronta per la prossima estate ma che, bene che vada, vedrà la luce nel 2019, solo desolazione, tra cartacce ed erbacce. Le saracinesche abbassate, una di fila all’altra, ospitano messaggi accorati su fogli bianchi. Sembra che a scrivere “a causa del protrarsi dei lavori dell’anello ferroviario e della totale assenza da parte delle istituzioni sono costretto a trasferirmi” sia quasi la stessa persona. Eppure, lì, in via Sicilia, di commercianti che hanno gettato la spugna prima della consegna dell’opera ce ne sono cinque. E, tra qualche settimana, sei.
A resistere, tra mille difficoltà, soltanto un negozio di cornici, un panificio, e il glorioso Bar Sicilia che, da sempre, rappresenta un punto di riferimento per la zona. Quest’ultimo, dall’inizio dei lavori ha licenziato cinque persone, perdendo più del sessanta per cento del fatturato. Oggi chiude, ma per ristrutturare i suoi spazi. Scommette sulla sua storia che lo vede da oltre 60 anni uno dei bar più frequentati in città e gioca la sua ultima carta. “La ristrutturazione del locale è l’ultima carta che provo a giocare – spiega Gianfranco Palumberi, titolare del Bar Sicilia -. Oggi mi sto accollando un grande rischio, soprattutto economico. Ma lo faccio perché non ci sto a farmi mettere al tappeto da una strada chiusa, da un cantiere. Alcuni mi danno del pazzo per questo investimento, io spero invece di essere lungimirante”.
A qualche isolato di distanza, la situazione non è migliore. Anche in via Emerico Amari il commercio è in ginocchio. Lì il grande cantiere che interessa l’area 4 ha falciato la strada a metà. C’è una via Amari est e una via Amari ovest e, ambo i lati, le insegne stentano a sopravvivere. “Sono stati licenziati tanti colleghi, il bar è vuoto, abbiamo perso più dell’ottanta per cento dell’incasso – afferma Enza Teresi, dipendente del Bristol -. Neppure l’arrivo delle navi ci aiuta. Un tempo i turisti affollavano questo locale, adesso girano alla larga. Questa grande opera li intimorisce tutti. Perché nessuno, vedendo tutte queste transenne, percorre più questa via”.
Quattro insegne hanno chiuso, tra questi anche la storica agenzia di viaggi Ruggieri e un garage, che proprio in via Amari aveva il suo ingresso. Così, mentre gli operai della Tecnis liberano le teste dei pali con un escavatore per realizzare un solettone, i commercianti cercano di non sopperire. E non soltanto perché il trambusto della trivella rende la vita difficile, soprattutto per i residenti, ma anche perché le spese per tenere in piedi un’attività commerciale sono maggiori rispetto ai guadagni. “Molti commercianti hanno ottenuto la riduzione dell’affitto del trenta per cento – spiega Massimo Amato, titolare di Cia Immobiliare -. Molti altri no però. Le difficoltà sono evidenti, il Comune deve venirci incontro”.
Difficoltà su difficoltà, dunque, cui si aggiungo anche problemi logistici, tipo l’accesso alla strada da parte dei fornitori o dei mezzi della Rap, così come già raccontato da Livesicilia. “Qui non esiste più un commercio – spiega Nunzio Ganci, de La Posada -. La sera, bene che vada, l’incasso oscilla tra i 100 e 150 euro. Creare un’opera senza pensare prima alla logica di supporto, tipo i posteggi, è un no sense”. L’associazione Amari Cantieri, presieduta da Francesco Raffa, ha inviato al sindaco Orlando una petizione, supportata da molte firme, in cui chiede la concessione di sgravi, esenzioni o rimborsi dei tributi comunali e l’assegnazione di contributi a sostegno delle imprese nelle aree interessate dai cantieri. Piccola nota di colore, in questo campo minato del commercio, l’apertura di “Amari Restaurant”, al civico 88. “Crediamo che la qualità abbia un peso maggiore rispetto all’ostacolo di raggiungerci – spiega Alessandro Elabed, titolare anche di un ristorante proprio all’interno dell’area 4 -. È una scommessa in cui crediamo moltissimo”.