I lanciatori, la nuova |"professione" dello spaccio - Live Sicilia

I lanciatori, la nuova |”professione” dello spaccio

Un frame delle video riprese effettuate dai carabinieri

Ruoli, turni di lavoro, orari di spaccio, tariffario. L'organizzazione gestita dalla famiglia Scuderi aveva creato un sistema di lavoro in puro stile "aziendale".

 

CATANIA – Un sistema piramidale e gerarchizzato così preciso da fare invidia ad un direttore delle risorse umane di una grande azienda commerciale. Il gruppo che operava nella piazza di spaccio di San Cristoforo, sgominato oggi dai carabinieri di Catania nel blitz Lava, aveva messo su una vera e propria “catena di montaggio” dello spaccio. “Funzianava tutto – ha detto il pm Alessia Minicò – con la precisione di un vero e proprio esercizio commerciale, con ruoli e turni di lavoro ben precisi”.

La mappa dello spaccio

LA PIRAMIDE. La struttura dell’organizzazione era gerarchizzata. Ai vertici della piramide c’erano i capi promotori: i fratelli Musumeci e la famiglia Scuderi. Nella fascia intermedia c’erano i “responsabili di piazza” poi i corrieri e i lanciatori. Alla base i pusher, che vendevano lo stupefacente all’acquirente, e le vedette che controllavano le strade attorno Piazza Caduti del Mare e segnalavano l’eventuale presenza delle forze dell’ordine

LA NUOVA FIGURA DEL LANCIATORE. Il lanciatore serviva a rifornire ad una certa cadenza lo spacciatore. Veniva posizionato sul balcone o sul tetto di un palazzo. Prima però le vedette bonificavano la zona: solo quanto il passaggio era libero dagli sbirri mediante una scala il lanciatore prendeva posizione. A quel punto iniziava la vera attività di spaccio. “Ogni tot di ore – spiega ancora il magistrato Alessia Minicò – attraverso il paniere attaccato ad una fune veniva riempito di dosi che venivano fornite al pusher che a sua volta scaricava i guadagni. Quindi ad intervalli abbastanza regolari avveniva questa sorta di carica e scarica attraverso questo cestino”.  La figura del pusher assume un ruolo fondamentale per quanto riguarda la “salvaguardia” della piazza di spaccio dalle forze dell’ordine. Infatti, i lanciatori non entravano mai in contatto con gli acquirenti. Questi, infatti, in caso di fermo da parte di carabinieri o polizia non avrebbero potuto fornire indizi sui lanciatori e sul sistema, ma solo sul semplice pusher. “Il gruppo – sottolinea la Minicò – aveva comunque una capacità camaleontica a riorganizzarsi, quando infatti si sono sentiti minacciati e al sicuro, in pochissimo tempo hanno cambiato la posizione dei lanciatori. Nella nostra indagine, durata 5 mesi, questo è successo almeno quattro volte”.

I TURNI DI LAVORO. Lo spaccio era organizzato per turni di sei ore. Il primo turno era dalle 3 del pomeriggio alle 9 di sera, il secondo dalle 21 alle 3 del mattino. La vendita si protraeva di un’ora, fino alle 4 del mattino nel weekend.

LE INTERCETTAZIONI. Telecamere che hanno registrato ogni fase dello spaccio e cimici piazzate in luoghi top secret che hanno permesso di ricostruire la filiera del nuovo McDrive della droga a Catania. Curiose alcune conversazioni dove alcuni affiliati all’organizzazione dedita allo spaccio si “lamentavano” che avevano sforato il loro turno di lavoro. In altre circostanze, invece, è stato captato il momento della paga. All’interno di un’abitazione, alla conclusione del “lavoro”, è stata intercettata una riunione in cui i capi promotori pagavano il salario pattuito. Gli inquirenti hanno parlato di una media di 100 euro al giorno per ogni turno di sei ore di lavoro.

 

 


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