PALERMO – Pacta sunt servanda: avanti con il fronte progressista in Sicilia. Il deputato regionale pentastellato Giampiero Trizzino lo dice a chiare lettere. “A prescindere dalla data in cui si voterà, i patti vanno rispettati. Le primarie le abbiamo fortemente volute anche noi. Se avesse vinto Barbara Floridia noi avremmo fatto fuoco e fiamme se il PD si fosse svincolato dall’accordo”, spiega Trizzino che assicura il proprio impegno nonostante la mancata deroga sul secondo mandato. Ma su possibili candidati “stranieri” paracaduti in Sicilia in occasione delle elezioni politiche avverte. “Io farò campagna elettorale solo a favore dei portavoce che hanno lavorato per la Sicilia. L’idea di utilizzare la mia regione per dare spazio ad altri, non solo non mi appartiene, ma non appartiene neppure al M5S che conosco io”.
Trizzino, partiamo da una nota dolente. Nessuna deroga al secondo mandato: dura lex sed lex. Che farà adesso?
Le regole vanno rispettate, nessuna esclusa. Questo vale sia per quella sul limite ai mandati che per tutte le altre, anche quella sulla territorialità che oggi – invece – si vorrebbe derogare per aiutare qualche portavoce non siciliano in difficoltà. Io non ho mai chiesto una ricandidatura nel M5S in tempi non sospetti, figuriamoci se mi lamento adesso che non potrò essere nelle liste del mio gruppo. Il mio impegno continua al servizio della mia regione in altre forme. Si può fare politica anche se non si è eletti in un parlamento.
La fase politica nazionale è abbastanza convulsa. A Roma il Movimento ha rotto con il Pd. Lei rivendica la scelta di Conte sul governo Draghi?
Io rivendico la posizione del M5S sul decreto “Aiuti”, quella sì. Perché quel documento conteneva norme che con la storia del M5S non c’entravano nulla, come l’autorizzazione ad un inceneritore a Roma in violazione del piano regionale dei rifiuti del Lazio. Sulla mancata fiducia a Draghi – per quanto non abbia mai avuto particolari simpatie per il suo governo – probabilmente è mancato un ragionamento con le forze della coalizione prima che avvenisse la votazione. Mi riferisco in particolare al dialogo con il PD: non si può essere alleati il giorno prima e “tanti saluti” il giorno dopo. In Sicilia, invece, è un’altra storia. Con le forze di sinistra presenti in parlamento, sia quella che fa capo a Claudio Fava che quella guidata da Anthony Barbagallo, abbiamo costruito una alternativa solida alla coalizione di destra, presentando proposte di sostanza. Insomma sarebbe un peccato se il terremoto romano provocasse effetti anche qui.
Restando sul pezzo. Cancelleri ha detto che non farà campagna elettorale per le politiche se saranno paracadutati candidati da Roma. E lei?
Io farò campagna elettorale solo a favore dei portavoce che hanno lavorato per la Sicilia. L’idea di utilizzare la mia regione – che è sempre stata roccaforte del M5S, grazie al lavoro dei portavoce locali – per dare spazio ad altri, non solo non mi appartiene, ma non appartiene neppure al M5S che conosco io.
In caso di election day con PD e M5S separati in casa, l’alleanza del fronte progressista pazientemente costruita negli anni di opposizione comune all’Ars rischia di saltare?
A prescindere dalla data in cui si voterà, i patti vanno rispettati. Le primarie le abbiamo fortemente volute anche noi. Se avesse vinto Barbara Floridia noi avremmo fatto fuoco e fiamme se il PD si fosse svincolato dall’accordo. Non capisco perché adesso noi dobbiamo sentirci liberi di contravvenire a quanto abbiamo concordemente stabilito. Caterina Chinnici è il candidato della coalizione, va sostenuta da tutte le forze che hanno partecipato alle primarie. Occorre costruire attorno a lei una squadra vincente che possa scalzare la destra dalla guida della Sicilia.
A Palermo aveva messo in guardia il M5S sulle comunali. Si sente di fare qualche appunto anche sulla partita delle regionali. Qualcosa doveva andare diversamente alle primarie? Se sì, che cosa?
Le vicende politiche palermitane sono molto diverse da quelle siciliane. A Palermo avevo proposto discontinuità dall’amministrazione uscente. Alla Regione, come dicevo prima, abbiamo costruito in cinque anni di legislatura un percorso alternativo alla destra. Se questo percorso dovesse saltare, significherebbe consegnare inevitabilmente la regione – un’altra volta – alla stessa coalizione che l’ha amministrata fino ad oggi. È questo il rischio che dobbiamo evitare. Le primarie sono state un importante momento di democrazia che noi abbiamo fortemente voluto. Abbiamo una vincitrice e va sostenuta.
Immagina in prospettiva convergenze più a sinistra? E che senso hanno il civismo e l’ambientalismo, che tanto le stanno a cuore, nei grandi numeri?
Immagino una coalizione che vinca le elezioni regionali. Immagino di amministrare la Sicilia insieme con le forze civiche che in questi dieci anni mi hanno sostenuto nel corso di tutte le mie battaglie a difesa dell’ambiente.