“Non sono pentito, ma non sto fuori con allegria. Diciamo che sono sereno”. Ad affermarlo in un’intervista al Corriere della Sera e’ l’ex leader del Pd, Walter Veltroni, che promuove la linea di Dario Franceschini e invita il partito a guardare a sinistra in cerca di alleanze: “Buono e chiaro – dice – il discorso di Franceschini. Un passo avanti per il Partito Democratico”.
Veltroni, nell’intervista spiega: “Voglio occuparmi dei temi che mi appassionano. Non si puo’ accettare passivamente di vivere in un Paese in cui le mafie hanno un potere sempre piu’ invadente.
Camorristi che sparano per strada, Saviano che vive braccato, le organizzazioni criminali che fatturano 100 miliardi l’anno. Una parte del Sud e’ nelle loro mani, e risalgono l’Italia. Assurdo che in Italia si parli d’altro”. “Ho chiesto – aggiunge – al capogruppo del Pd alla Camera di far parte, come semplice membro, della Commissione antimafia”.
In riferimento alle vicende del Pd, puntualizza: “Vedo due piattaforme nitidamente diverse. Una e’ legittimamente dentro l’evoluzione Pci-Pds-Ds. Punta a un modello di partito come ce n’erano un tempo”. L’altra? “La piattaforma di Franceschini disegna un partito con l’ambizione di cambiare radicalmente il Paese, diventando il perno dell’Alleanza riformista per l’Italia.
Per me, dopo il fallimento dell’Unione, e’ questa la vocazione maggioritaria del Pd”. Alleanza riformista, assieme a chi? “Questo Pd dovrebbe sviluppare innanzitutto il rapporto con la formazione di Vendola, i socialisti di Nencini, i radicali”. E Di Pietro e L’Udc?: ‘La prima fascia di alleati – spiega Veltroni – e’ quella che ho detto. Poi, sulla base dei progetti riformisti, si possono stringere patti con le altre formazioni di opposizione”.
Poi, alla domanda sui rapporti con D’Alema, dice: “Basta. L’eterna diatriba D’Alema-Veltroni io l’ho chiusa unilateralmente. Con le mie dimissioni e la decisione di non partecipare al congresso”.
“Io e D’Alema – aggiunge – abbiamo due diverse visioni politiche.
E non da oggi. Ma questo puo’ essere fecondo e vitale, in un clima di lealta’ e solidarieta”.
Sulla candidatura Grillo, poche parole: “Grillo – dice – ha raggiunto il suo scopo: stare sui giornali, sempre contro il centrosinistra”. Mentre definisce il conflitto di interessi “tema chiave. Berlusconi che convoca Fiorello per chiedergli di non andare in un gruppo televisivo concorrente del suo e’ una vicenda simbolica, come la demolizione della vita culturale del Paese che il governo sta attuando. Con Roberto Zaccaria lavoriamo a un testo molto semplice: incompatibilita’ fra funzioni pubbliche e possesso di mezzi di comunicazione”. Alla domanda del perche’ neanche il governo Prodi-Veltroni si occupo’ di conflitto di interessi, risponde: “Tutto era sospeso, in quel periodo: andava avanti il lavoro della Bicamerale per la grande riforma istituzionale, che poi Berlusconi fece saltare”.
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