I Santapaola e il loro boss: “Sopra c'è lo zio Nitto e Enzo il grande”

I Santapaola e il loro boss: “Sopra c’è lo zio Nitto e Enzo il grande”

Sono le nuove intercettazioni svelate dal Riesame

CATANIA – Al di sopra di Francesco Russo, colui che secondo la Dda di Catania sarebbe l’ultimo capo del clan Santapaola, c’erano solo “lo zio Nitto ed Enzo il grande”. Due ergastolani insomma. Parola Daniele Strano, uno che è ritenuto il responsabile della zona della Stazione di Catania. Le parole di Strano ovviamente sono captate dalle intercettazioni della polizia.

E Strano parla, con altri presunti affiliati al clan. Parla e dice cose piuttosto pesanti. Le sue parole vengono riportate ora nell’ordinanza del Tribunale del Riesame, che ha confermato il carcere per il presunto “uomo d’onore riservato” Russo. Riservato, ma non troppo. Russo per gli inquirenti aveva i suoi referenti operativi, con Christian Paternò.

“Sono ergastolani e non escono più”

Quest’ultimo, secondo Strano, avrebbe ascoltato i suoi consigli. E “oggi i risultati quali sono? Non è che parla per la famiglia Ercolano, parla per la famiglia Santapaola Ercolano lui! Capito?”. Perché Paternò riferisce a Russo, fa capire Strano, confermando poi tutto ciò su cui la polizia già stava lavorando, e sopra di lui non c’è nessun altro. Ci sono Nitto Santapaola e Enzo il grande, ma “gente che sono ergastolani e non escono più”.

Due dati comunque sarebbero chiaro, perché ripetuti da più soggetti intercettati: “I soldi li amministra Ciccio Russo. I soldi li maneggia perché… Costruzioni… ristrutturazioni di appartamenti…poi”; poi un secondo: non si deve fare il nome di Russo. Anche se lo fanno.

La condanna del processo Bulldog

Non vogliono che si menziona, che si fa il nome, capito? Perché se si fa il suo nome, anche se è innocente, lo devono arrestare. E si è fatto 5 anni l’ultima volta”, dice sempre Strano, durante le intercettazioni. Anche se in realtà, fanno notare i giudici del Riesame, Russo al processo Bulldog ha preso 6 anni, non 5.

Russo è difeso dall’avvocato Vito Di Stefano, che adesso, dopo il deposito delle motivazioni del Tribunale di Libertà, potrebbe a breve ricorrere in Cassazione contro l’ordinanza. L’imputato, tramite il difensore – personalmente non ha mai parlato con i giudici – si professa innocente.


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