“Le pensioni non diventino | il bancomat del Governo” - Live Sicilia

“Le pensioni non diventino | il bancomat del Governo”

E’ questo l’allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil e rispettive sigle di categoria rispetto alla spinosa questione delle pensioni di reversibilità. Per questo i sindacati catanesi hanno organizzato un dibattito con la deputazione nazionale. L’invito è stato raccolto dai deputati, Basilio Catanoso (Forza Italia) e Andrea Vecchio (Scelta Civica),  Luisa Albanella e Giovanni Burtone (Pd).

CATANIA. Il monito dei sindacati: “Le pensioni non diventino il bancomat del governo”. E’ questo l’allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil e rispettive sigle di categoria rispetto alla spinosa questione delle pensioni di reversibilità. Per questo i sindacati catanesi hanno organizzato un dibattito con la deputazione nazionale. L’invito è stato raccolto dai deputati, Basilio Catanoso (Forza Italia) e Andrea Vecchio (Scelta Civica),  Luisa Albanella e Giovanni Burtone (Pd). La paura che serpeggia tra i sindacati deriva dal disegno di legge delega presentato dal governo finalizzato al contrasto della povertà, un provvedimento “lodevole” che al suo interno, però, contiene un passaggio “pericoloso”. “Nella voce riordino degli interventi, all’articolo 1 lettera b, è prevista la razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale ma anche di carattere previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi (leggi pensioni di reversibilità) attualmente sottoposte al reddito Irpef posseduto dagli eredi, coniuge superstite e figli”, spiegano i sindacalisti. “L’articolo 3 della stessa delega alla lettera a) prevede, invece, che tali prestazioni vengano sottoposte al reddito Isee, equiparandole a qualsiasi altra prestazione di carattere assistenziale: se la norma restasse in vigore questo vorrebbe dire che le future pensioni di reversibilità sarebbero legate non più al reddito individuale ma a quello familiare e patrimoniale”, argomentano i sindacalisti. La richiesta, indirizzata ai deputati, da diversi esponenti di Cgil, Cisl, Uil, Spi, Fnp e UilPensionati (Giacomo Rota, Nicoletta Gatto, Marco Lombardi, Enza Meli, Gaetano Corbino e Maurizio Attanasio) è chiara: “Il comma va stralciato”. Del resto, la pensione di reversibilità non è una prestazione assistenziale, ma un diritto di tipo previdenziale derivante dai soldi che i lavoratori pagano attraverso il versamento dei contributi.

Alle sigle non bastano le smentite di diversi autorevoli esponenti dell’esecutivo Renzi. Il sospetto è che il provvedimento potrebbe non riguardare le pensioni in essere, ma quelle future. Dagli interventi è emersa l’esigenza a intervenire sulle pensioni, ma in modo ragionato e complessivo, tutelandone in primis il potere d’acquisto, e allontanando qualsiasi ipotesi di fare cassa sulla parte più debole del paese. Anche per questo Spi, Fnp e UilPensionati scenderanno in piazza il 19 maggio per una mobilitazione nazionale, anzi “una vera e propria vertenza sul tema delle pensioni e della previdenza”. L’invito a farsi carico dei temi emersi dal dibattito nelle aule parlamentari è stato raccolto dai politici presenti che pure non interpretano in maniera unanime le intenzioni dell’esecutivo nazionale. Il deputato democratico Giovanni Burtone, ad esempio, nega che ci sia il problema paventato dai sindacati perché le pensioni di reversibilità “sono un pilastro del nostro Paese”. Di segno opposto l’impressione del deputato forzista Catanoso che intravede nella legge delega l’intenzione “di cambiare impostazione”. La deputata Luisa Albanella, membro della Commissione Lavoro, ripercorre le tappe della vicenda. Proprio all’interno della Commissione, infatti, si notò l’anomalia del comma. Da lì partirono diversi comunicati stampa e la smentita del Governo. Albanella è chiara: “Serve lo stralcio di qualsiasi riferimento alla previdenza nella legge delega”. Andrea Vecchio, ribadendo l’importanza delle pensioni di reversibilità, propone anche un tetto massimo per le maxi pensioni dei funzionari pubblici. All’interno della cornice disegnata oggi, però, rimane l’incognita delle difficoltà legate al ruolo giocato dall’Inps. Gli interventi del vice presidente Salvatore Di Stefano e di Giuseppe Rizzo vanno in una direzione chiara: l’Ente vive in primo luogo un problema di piante organiche perché non si bandiscono concorsi da troppi anni e i dipendenti  in servizio sono un terzo di quelli necessari.

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