PALERMO – “La recente approvazione dell’articolo 5 della Legge regionale 11 agosto 2016, n. 17, che al comma 2 bis, prevede, in caso di mancata approvazione dei documenti economici, oltre allo scioglimento del consiglio comunale, anche la decadenza del sindaco e della rispettiva giunta, è già diventata fonte di grave incertezza ed un elemento che mina la stabilità politica degli enti locali. Tale norma, infatti, sta avendo la responsabilità di trasformare il tema delle criticità finanziarie in tema politico oggetto di speculazione. In un contesto come quello siciliano, in cui sono oltre 200 i comuni che non hanno approvato il bilancio, la vicenda è particolarmente esplosiva e rischia di creare ulteriori disagi nella gestione degli enti locali e rispetto all’erogazione dei servizi ai cittadini. Oggi gli amministratori locali non possono più restare immobili ed aspettare miracoli, ma devono fare il possibile per evitare che le problematiche dei comuni e delle province siano gravemente sottovalutate”.
Lo si legge sul sito dell’Anci Sicilia. Stamattina il presidente Leoluca Orlando e il direttore Emanuele Alvano hanno chiamato a raccolta tutti i sindaci dell’Isola. All’ordine del giorno le tante emergenze dei comuni asiciliani. In primis la crisi di liquidità dovuta al ritardo prolungato nell’erogazione delle risorse regionali e alle difficoltà nel sistema di riscossione dei tributi locali.
Ma il cahier de doleance dei primi cittadini è lunghissimo. E l’Anci lo riporta per intero sul suo sito: “vertiginoso aumento, nell’anno in corso dei costi del servizio integrato dei rifiuti (TARI) e conseguenti difficoltà per garantire l’equilibrio di bilancio; problematica derivante dalla condizione dei lavoratori precari degli Enti locali con particolare riferimento al tema delle stabilizzazioni, dei rinnovi contrattuali e della peculiare condizione dei Comuni in dissesto; difficoltà applicative rispetto ai principi della riforma sull’armonizzazione contabile (applicata in Sicilia con grave ritardo) con particolare riferimento all’erogazione posticipata della quarta trimestralità di parte corrente e al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità; approvazione dell’articolo 5 della Legge regionale 11 agosto 2016, n. 17 che al comma 2 bis prevede che “La cessazione del consiglio comunale per qualunque altra causa comporta la decadenza del sindaco e della rispettiva giunta e la nomina di un commissario ai sensi del comma 4.”; impedimento nell’utilizzo dei 115 milioni di euro dei Fondi PAC (art. 7, c. 22, l.r. 17 marzo 2016, n. 3) per investimenti e per il pagamento delle rate dei mutui;
urgenza di definire il riparto dei 50 milioni di euro per spese di investimento per potere effettuare la relativa programmazione del bilancio; ulteriore taglio del nove per cento (9%) nel 2016 delle risorse del Fondo di solidarietà e del Fondo Straordinario per i lavoratori a tempo determinato;
crisi complessiva dell’Ente di Area Vasta che a seguito delle elezioni del 20 novembre p.v. sarà interamente affidato alla gestione degli Amministratori dei Comuni; ulteriori costi derivanti dagli oneri della compartecipazione alla spesa socio-sanitaria e dai tagli ai trasferimenti per il trasporto pubblico locale; eccessiva rigidità dei limiti alla spesa per il personale e conseguenti carenze di personale qualificato nelle posizioni apicali, in particolare nella gestione di alcuni servizi più delicati (ragioneria, uffici tecnici); riduzione dei trasferimenti regionali nel 2016 e rischio ancor più grave per quelli del 2017; progressiva revisione dei criteri per i trasferimenti regionali di parte corrente (numero di abitanti, territorio, royalties) ai singoli Comuni in relazione alla crescente riduzione delle risorse; crescita esponenziale dei Comuni che hanno dichiarato il dissesto finanziario o che hanno avviato la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale; gravi difficoltà nel rispettare i piani di riequilibrio approvati negli anni passati; crescita del fenomeno dell’evasione dei tributi locali e difficoltà legate all’accertamento e alla riscossione; sperequazione derivante dalla mancata partecipazione al riparto dei trasferimenti nazionali per le ex Province e conseguente applicazione del prelievo forzoso”.