I tre superburocrati d'oro | pagati per non lavorare - Live Sicilia

I tre superburocrati d’oro | pagati per non lavorare

Crocetta li ha licenziati in tronco qualche mese fa. Ma un parere dell'Aran precisa che ai tre direttori spetta un indennizzo pari ad almeno un anno di contratto. E gli stipendi variano dai 167 mila ai 250 mila euro. In un anno, costeranno alla Regione 600 mila euro.

PALERMO – Pagati per restare a casa. La “guerra” di Crocetta contro gli esterni rischia di tramutarsi in un costosissimo autogol. Il governatore, appena insediatosi, ha deciso la revoca dell’incarico a tre di questi esperti ai quali, però, continuerà ad assicurare lo stipendio, nonostante questi stiano a casa, per scelta del presidente. Gianluca Galati, Biagio Bossone e Ludovico Albert, “disarcionati” a novembre, infatti, dovranno regolarmente ricevere il proprio (prestigioso) salario fino alla fine del loro contratto. O almeno per un altro anno, fino al dicembre del 2013. Il costo? Oltre seicentomila euro complessivi.

A mettere nero su bianco l’obbligo della Regione di liquidare questi stipendi è stata l’Aran, l’Agenzia che si occupa dei contratti dei Regionali, presieduta da Claudio Alongi, marito del Segretario generale (esterno) Patrizia Monterosso. In sintesi, l’Aran ha spiegato che agli esterni vanno applicate le stesse regole previste per gli interni, in caso di scioglimento anticipato del rapporto di lavoro. Una regola fissata dal Contratto collettivo dei dipendenti regionali. L’articolo 41, per la precisione, esplicita i tre motivi per i quali un dirigente può essere sollevato dal proprio incarico: ragioni organizzative e gestionali; i casi previsti dal comma 3 dell’art. 9 della legge regionale n. 10 del 2000; o in seguito all’accertamento dei risultati negativi sulle prestazioni operative e sul comportamento organizzativo.

Per i tre direttori, secondo l’Aran, bisogna fare riferimento al secondo degli esempi. L’articolo 9 della legge 10/2000, infatti, specifica le tutele nei confronti dei dirigenti ai quali viene revocato anzitempo l’incarico. “Per ciascun incarico – si legge – sono definiti contrattualmente l’oggetto, gli obiettivi e la durata. Gli incarichi di direzione delle strutture di massima dimensione possono essere confermati, revocati, modificati o rinnovati entro novanta giorni dall’elezione del Presidente e della Giunta regionale; se non si provvede entro tale termine l’incarico si intende confermato sino alla sua naturale scadenza”. Si tratta, insomma, del cosiddetto “spoil system”. Il nuovo governo può cambiare i direttori entro novanta giorni dall’insediamento (scadenza che giungerà tra quattro giorni, ma Crocetta ha già ampiamente operato ieri), ma anche in quel caso, a quei dirigenti va riconosciuto un indennizzo. Anche questo specificato dal contratto collettivo. “I dirigenti – si legge nel contratto – hanno diritto al trattamento economico fondamentale ed accessorio goduto fino alla scadenza naturale del contratto e comunque almeno per un anno o alternativamente ad un incarico equivalente”.

Una regola ribadita dall’Aran nel suo parere, appena quindici giorni fa. “La natura esterna dell’incarico – scrive Alongi – non costituisce un elemento in grado di diversificare in senso fiduciario il rapporto di lavoro dirigenziale, che deve rimanere caratterizzato, sul piano funzionale, da una netta e chiara separazione tra attività di indirizzo politico-amministrativo e funzione gestorie”. Insomma, Crocetta è libero di mettere in pratica i procedimenti classici dello spoil system, ma “al dirigente esterno spetterà esclusivamente, come peraltro previsto in genere per i dirigenti dei comparti privati, un ristoro economico nella misura e termini previsti dall’articolo 41 del contratto collettivo”. Quindi almeno un anno di contratto. In poche parole, la Regione dovrà continuare a pagare lo stipendio dei dirigenti cacciati da Crocetta. Duecentomila euro circa a Bossone, 167 mila a Galati, e 250 mila euro ad Albert. Circa 600 mila euro, insomma. Recapitati dritti a casa di direttori che non dirigono più nulla.


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