I vecchi che salvano il mondo - Live Sicilia

I vecchi che salvano il mondo

I vecchi salveranno il mondo. Ci viene in mente, senza alcun legame di superficie, guardando gli occhi fotografici di Ludovico Corrao e rileggendo il reportage dal reparto geriatrico di Villa Sofia. Scorgiamo un legame tra l’ironia e la forza di quelle pupille, non attenuate dal riflesso dell’immagine, e l’umorismo e le parole raccolte in ospedale. Si dice che la felicità sia delle anime che possono volare. Ma c’è la forza dei piedi che si trascinano per strade polverose. C’è l’ostinazione dei corpi che vogliono bere ancora un sorso, mentre la vita si dissecca. C’è la gioia del  minuto che scorre e che rende apprezzabile il resto. I vecchi non sono scialacquatori di attimi. Conservano perfino le unghie del momento trascorso. Questa densità dell’esperienza noi la chiamiamo saggezza.

E’ orribile che al padre di Gibellina non sia stato concesso un distacco sereno, da uomo vecchio, col respiro che si assottiglia poco a poco, mentre volti e cose si dissolvono intorno a un letto. Eppure, l’azione brutale che ha reciso il collo e la poesia di Ludovico Corrao non cancella le passeggiate all’ombra siciliana, l’incanto dei tramonti che coincidono con la fase crepuscolare della vita e insegnano la pazienza. Non uccide gli spaghetti alle vongole con i figli. Non distrugge la meraviglia delle estati siciliane. Ed è così forte, tanto invincibile, la faccia grinzosa di Ludovico, da tornare come un dardo di sgomento negli incubi del suo assassino che, infatti, ha tentato il suicidio. Non proviamo nemmeno un grammo di pena per Saiful Islam. Tremenda è, tuttavia, la condanna che gli tocca per sua colpa: due occhi piantati nel cuore come un rimorso, fino alla fine dei giorni.

E poi ci sono gli ospiti vecchissimi di Villa Sofia. Non personaggi pubblici. Non celebri come il genitore cui Gibellina oggi tributa il rito sincero del cordoglio e del rimpianto. Stanno lì, dentro una trincea che si affannano a costruire da formicuzze come una tana amorevole, per ogni occasione. Non perdono tempo, i vecchi. Sopravvissuti a catastrofi e disastri, alla furia di Moby Dick,  per imparare che conta l’amore, quando si può narrare. Era la lezione di Ludovico Corrao. E’ l’isola che non c’è dei corpi che trascinano i piedi nell’ultima estate di sabbia e cicale. E’ il legame intravisto tra storie che non c’entrano niente e che c’entrano in tutto. Sono lontananze fuse nell’argento della stessa speranza.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI