I video, le fascette, la difesa | Veronica e Loris ai raggi X - Live Sicilia

I video, le fascette, la difesa | Veronica e Loris ai raggi X

L'arresto di Veronica Panarello

Il delitto di Santa Croce tra accusa e difesa. Perché Veronica sarebbe colpevole? Perché sarebbe innocente? La ricostruzione.

La ricostruzione
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6 min di lettura

CATANIA- A poco più di un mese dall’omicidio del piccolo Andrea Loris è scattato il conto alla rovescia per la decisione del Tribunale del Riesame sulla richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Veronica Panarello. La donna è accusata di aver ucciso il proprio figlio occultandone, successivamente, il cadavere. La guerra tra accusa e difesa passa da quei lunghissimi 60 minuti immortalati dalle telecamere di sorveglianza di Santa Croce Camerina, che hanno consentito agli investigatori, guidati dal Pm Marco Rota, di ipotizzare ogni spostamento della Panarello durante quel tragico 29 novembre.

Una giornata come tante altre in posto tranquillo, dove il tempo passa all’ombra del grande campanile che domina la piazza del paese, o nel cuore delle campagne . Le stesse in cui, all’interno di un canalone, è stato ritrovato il piccolo Andrea Loris, proprio dopo che la madre aveva dato l’allarme contattando i carabinieri e denunciando la sua scomparsa.

LE PAROLE DI VERONICA– Il cadavere del piccolo Andrea Loris è stato ritrovato con i pantaloni abbassati, senza biancheria intima; l’autopsia e gli accertamenti tecnici disposti dal Pm ipotizzano che il decesso sia avvenuto tra le 9 e le 10.30, un lasso di tempo in cui ogni singolo passo compiuto da Veronica Panarello può essere rilevante, anche a suo favore, in vista della decisione del Riesame. Gli inquirenti e il Gip Claudio Maggioni hanno puntato l’attenzione sulle dichiarazioni della madre di Andrea: “Ho provveduto ad accompagnare mio figlio a scuola -si legge nei verbali – siccome eravamo in ritardo, erano già le 8.30 – 8.40 ed il traffico non mi consentiva di avvicinarmi velocemente, ho lasciato mio figlio a circa 500 metri dall’ingresso della scuola affinché entrasse in classe”. La donna ha sostenuto di aver accompagnato il secondo figlio a scuola e successivamente di essere rientrata a casa “alle 9.20 circa”, per poi partire alla volta del castello di Donnafugata.

I FILMATI- Gli inquirenti hanno verificato ogni spostamento della Panarello, grazie a 12 telecamere di videosorveglianza posizionate all’esterno di abitazioni, esercizi commerciali e aziende agricole. Un’analisi complessa, che è stata possibile grazie ad alcuni segni particolari dell’auto della signora: una Volkswagen Polo nera con la vernice del tetto screpolata, il tagliando assicurativo posizionato sulla parte superiore sinistra del parabrezza e due deflettori montati sui finestrini delle portiere.

LA RICOSTRUZIONE- Gli investigatori ritengono che alle 8.30 “3 soggetti…figure riconducibili per statura a quella, rispettivamente, di un adulto, un bimbo molto piccolo e un altro bambino poco più alto del precedente” escono da casa Stival. Pochi attimi dopo un bambino sarebbe rientrato nel portone: è il piccolo Andrea Loris? Di questo non c’è certezza. Alle 8.32 viene registrato il transito della Polo nera della Panarello che si dirige verso la rotatoria di via Roma, snodo centrale della cittadina. Alle 8.33 la vettura si dirige fuori da Santa Croce Camerina, sono le immagini di due telecamere a provarlo, una di queste immortala la Polo in direzione Punta Secca. Pochi secondi dopo, la telecamera di un’azienda agricola riprende “un’autovettura scura” nei pressi della strada interpoderale che conduce al “Vecchio Mulino”, a pochi passi dal canalone nel quale è stato ritrovato il piccolo Andrea Loris. Alle 8.35 viene registrato il ritorno “dell’autovettura della Panarello -si legge nell’ordinanza di custodia cautelare- lungo la strada poderale proveniente dal “Vecchio Mulino”, che si dirige verso il centro del paese. Alle 8.37 la Polo si trova a due passi dalla rotatoria che porta a Santa Croce Camerina. Un minuto dopo l’auto passa dalla via Roma, svolta in via Amedeo “e non prosegue dritto così come la donna aveva riferito”. Alle 8.41 la Panarello scende dalla macchina con il figlio Diego ed entra in un negozio, poco dopo il figlio viene accompagnato nella ludoteca; a questo punto la donna risale a bordo e si dirige in via Fleming. Alle 8.47 è diretta verso la propria abitazione, svolta nel piazzale antistante il garage ed effettua una manovra in retromarcia per posteggiare l’auto. Alle 9.23 la Polo è di nuovo in marcia, un minuto dopo viene immortalata nella strada che conduce da Santa Croce Camerina a Punta Secca. La telecamera di un benzinaio documenta che l’autovettura “svolta a destra -si legge nell’ordinanza- immettendosi nella strada poderale che conduce al “Mulino Vecchio”…recandosi in direzione del luogo di rinvenimento del cadavere, sito a breve distanza”. Alle 9.25 “si registra il transito di un veicolo compatibile con quello della Panarello”. Undici minuti dopo un impianto di sorveglianza sulla strada provinciale 120 registra il passaggio dell’auto. Analizzando i filmati gli inquirenti ritengono che i tempi di percorrenza della donna siano compatibili con il raggiungimento della zona del “Vecchio Mulino”, “l’abbandono del corpo esanime del bambino, il rientro sulla strada provinciale 35 e la successiva svolta sulla Sp 120, dove il passaggio dell’autovettura veniva registrato”.

LE CONCLUSIONI DELLA MAGISTRATURA– Gli inquirenti puntano l’attenzione sul fatto che le registrazioni video non riprendono la Polo della Panarello mentre transita nelle arterie che lambiscono l’istituto scolastico nel quale sarebbe stato lasciato il piccolo Andrea Loris, “ergo -si legge nell’ordinanza di custodia cautelare- le dichiarazioni appaiono del tutto medaci”. La versione della donna non troverebbe alcuna conferma nelle immagini registrate dalle telecamere. La Panarello, “ha negato decisamente – recita l’ordinanza- di essersi mai recata sul luogo dove è stato ritrovato Loris, circostanza non corrispondente al vero in quanto smentita dalla conversazione telefonica tra la madre dell’indagata e la sorella”. Dalle intercettazioni emergerebbe che Veronica Panarello conosceva bene la zona del Vecchio Mulino, nella quale andava a prendere l’acqua con la madre. Durante l’udienza preliminare l’indagata ha negato questa circostanza.

LE FASCETTE- Dalla relazione del medico legale risulta che la causa della morte del piccolo Andrea Loris è lo strangolamento e le lesioni cutanee sul collo sarebbero compatibili con le fascette in plastica “che erano nella disponibilità della Panarello”. La donna ha sostenuto, difendendosi, che le fascette servivano per un esperimento in classe, circostanza “inverosimile”, secondo gli inquirenti, “alla luce delle dichiarazioni delle maestre che hanno negato di avere mai invitato i loro alunni a procurarsi quegli oggetti ritenuti pericolosi”. Le lesioni scoperte sotto l’orecchio destro di Andrea Loris sarebbero compatibili con l’azione di una forbice a punta “del tipo di quella rinvenuta nella camera da letto dei bambini nell’abitazione della Panarello”. Si tratta di forbici che normalmente, secondo il marito della donna, “erano custodite all’interno della stanza da bagno”. Ma il marito, secondo la Panarello, “si sbaglia”.

LA PERSONALITA’ DI VERONICA– Dalle dichiarazioni della madre e della sorella di Veronica emergerebbe, secondo i magistrati, “una personalità molto problematica dal punto di vista psicologico”, a testimoniarlo sarebbero i tentativi di suicidio della signora Stival, negati durante gli interrogatori, ma confermati dalle relazioni dei carabinieri e da un ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Ragusa.

LA REPLICA- Il giudice che ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere di Veronica Panarello ritiene che sussista “un quadro di rilevante gravità” a carico della donna e che la valutazione congiunta degli elementi raccolti rappresenti una “qualificata probabilità in ordine alla responsabilità dell’indagata”. L’avvocato Francesco Villardita è al lavoro per smontare la ricostruzione della Procura, contattato da Livesicilia confida di essere “convinto dell’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza” a carico della propria assistita. E’ cauto Villardita: “Noi abbiamo fatto una memoria, abbiamo contestato punto per punto l’ordinanza, ci siamo avvalsi di consulenti tecnici di varia natura e attendiamo con serenità il responso della magistratura”. L’avvocato spiega che l’obiettivo, in questa fase procedurale, è la scarcerazione di Veronica. “Tutte le riprese -aggiunge- sono state contestate”, a partire da quelle in cui gli organi di polizia parlano di “compatibilità” tra l’autovettura immortalata nelle immagini e quella della Panarello. Più volte Villardita ha ribadito che l’auto sarebbe stata introdotta nel garage non per caricare il cadavere del figlio, ma per l’assenza di posteggi in zona. Villardita è convinto anche che la Panarello ha accompagnato il figlio Andrea Loris a scuola: “Non ha mentito – conclude – stiamo cercando di dimostrarlo”.


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