Vittorio ha scritto una lettera in cui descrive il suo rapporto col Giorgio, il fratello più grande, un ragazzo speciale. La pubblichiamo perché è una grande testimonianza di amore e di civiltà.
“Mio fratello Giorgio è un ragazzo molto speciale e da quando lo conosco, da quando ero ancora in fasce, lui mi ha sempre dato affetto e quando sono diventato più grande gli ho sempre dato affetto anche io. Frequenta il secondo liceo, ha sedici anni e quest’anno ne compie diciassette. È molto alto, più dei miei genitori e di me ed è molto robusto e snello. Ha i capelli castani, lisci, un po’ mossi e molto folti. Ha anche gli occhi castani e piccoli e porta gli occhiali, anche se quando esce di casa li dimentica sempre, poi ha le ciglia folte. Ha il viso ovale.
Ha una voce particolare, che solo lui possiede e un’andatura anch’essa particolare ma sicura. Ogni giorno che passa assisto a una, come la chiamo io, ‘lezione di vita’, perché non tutti hanno un fratello come il mio.
Quand’ero piccolo tutti mi chiedevano cosa avesse mio fratello e ancora oggi me lo chiedono, ma io non so rispondere anche se me lo chiederanno in futuro, perché non c’è una risposta a questa domanda e non ci sarà mai.
Ho anche assistito ad atti di bullismo al ‘mio Giorgione’, quando tutti lo insultavano e c’ero io che cercavo di difenderlo, come una mamma protegge suo figlio a tutti costi e a qualunque condizione. Molta gente chiama quelli come mio fratello “ritardati, handicappati, problematici”… Ma perché tutte queste cose, perché vi disgustate a stare con loro? Sono solo persone come noi, persone normali!
Lui è un tipo molto allegro, vivace, affettuoso e ha una grande volontà per superare gli obiettivi, anche se alcune volte è un po’ pigro. A molti può sembrare strano ma ogni cosa che impara mio fratello, anche una cosa minima, io e la mia famiglia ci rallegriamo, per farvi capire come quando si vince una battaglia.
Io amo Giorgio e non mi vergogno di dirlo, sono molto ansioso per lui. Quante avventure, quanti litigi che abbiamo fatto, ma siamo fratelli quindi ci sta. Caro mio, ti auguro le più belle cose e che tu possa vivere felicemente. Al mio fratellino, anzi direi fratellone!”.
…Così scrivevo in un tema assegnatomi dall’insegnante di italiano alle scuole medie. Da quel momento il mio pensiero non è cambiato affatto, anzi ritengo di aver descritto perfettamente le emozioni, le sensazioni che provo ancora oggi nei confronti di mio fratello. Da piccolino non è stato per niente facile comprendere e darsi delle spiegazioni. Ricordo bene che alla scuola dell’infanzia tutti i miei compagni giocavano, scherzavano, ridevano, parlavano con i loro fratelli o le loro sorelle, mio fratello però lo faceva in modo diverso. Lui non parlava, non si muoveva come tutti gli altri ed io non riuscivo a capirne il motivo.
I bambini sono sempre molto curiosi, vogliono conoscere il mondo circostante e cercano sempre una risposta a tutto, perciò quando notano qualcosa che stravolge le loro abitudini e ciò che sono sempre stati abituati a vedere in un determinato modo, rimangono quasi stupiti, meravigliati e colti da un senso di spaesamento.
Mi domandavano sempre: “Cos’ha tuo fratello? Perché non parla bene?”, oppure: “Perché fa quei versi? Perché si muove in quel modo?”. Devo ammettere che ho sempre avuto difficoltà a rispondere, o forse, davvero, a questo quesito non esiste una vera risposta.
Capitava, quando ero più piccolo, che io e la mia famiglia passeggiassimo per la città, per fare delle compere o per trascorrere del tempo insieme, e che mio fratello cominciasse a bussare quasi maniacalmente ai campanelli delle case o dei negozi ed io, precedendo una possibile reazione della gente, dicevo “Non lo fa apposta, ha qualche problemino”. Ma forse i problemi li ha chi guarda con indifferenza.