Iachini: "Lavoro e sudore |Ecco quello che conta" - Live Sicilia

Iachini: “Lavoro e sudore |Ecco quello che conta”

Dal nuovo numero di I love Sicilia, un estratto dell'intervista al mister protagonista della promozione. “Ci ho messo la voglia, il fiato e la passione. Ci ho messo i valori, una parola che uso sempre, perché i valori sono alla base della mia esperienza”. ACQUISTA ON LINE

Da I love Sicilia
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4 min di lettura

Dal nuovo numero di I love Sicilia, già acquistabile on line (QUI IL LINK) e dalla settimana prossima in edicola, pubblichiamo un estratto della grande intervista all’allenatore del Palermo Beppe Iachini.

Ti piace il mare? “Sì”.

Il monosillabo di risposta alla domanda è accompagnato da uno spalancarsi luminoso d’occhi che riferisce più delle parole e apre lo sguardo a un mondo di sogni. Sono gli occhi di un ragazzo. Gli occhi azzurri di Beppe, quando per la prima e unica volta si innamorò. Quando per la prima volta vide il mare. Quando per la prima volta diede un calcio a un pallone servito dal destino.

Beppe Iachini, di mestiere allenatore del Palermo, è un ragazzo diventato responsabile e grande che ha conservato in fondo al suo cuore le ali di Peter Pan, non per dimenticare il conteggio degli anni che scorrono dentro gli orologi, ma per tenere con sé un guizzo buono al momento opportuno. Utile nel mondo di Capitan Uncino, dei pirati e delle lucertole che si atteggiano a coccodrilli, complice lo specchio deformante del calcio.

Beppe Iachini da Ascoli, calciatore, allenatore, capitano di una gloriosa Fiorentina, bandiera rosanero anche sul campo, vive in simbiosi con la sua panchina. Lo stadio è l’albergo che lo ospita nei fine settimana. La sua casa è il “Tenente Onorato”, vetusto impianto d’allenamento con graffiti atletici dipinti sulle pareti. Dalla strada il campo verde è uno spicchio intravisto da un ingresso e circondato dal cemento. Accanto, c’è l’aeroporto di Boccadifalco con i suoi aeroplanini panciuti che sfidano il cielo. E tu dici: ma come faranno a volare? E quelli si alzano in volo lo stesso, lasciandosi dietro la coda i dubbi e i misfatti della terra.

“Ciao io sono Beppe”.

Beppe, dai l’impressione di essere uguale a te stesso in ogni momento. Non sembri uno che ama indossare vestiti diversi per l’occasione. Iachini è Iachini. In campo, a casa, al supermercato.

“Vero. Per me è normale. Quello che conta è essere una persona, fedele ai suoi principi. Noi andiamo in televisione, rilasciamo interviste, stiamo sui giornali. Però io non mi monto la testa. So che quello che ho è stato ottenuto grazie al lavoro e al sudore. Non mi piacciono i presuntuosi”.

Dietro al pallone c’è la fila…

“La cosa più preziosa è il cuore. Per il resto non me ne frega niente. C’è una frase che riassume il mio modo di pensare. L’apparire non conta. Vale di più quello che sei”.

Il cuore, già. Ricordo una partita al ‘Barbera’ – allora ‘Favorita’ – e l’addio di Beppe Iachini. La sostituzione. La corsa intorno al campo e la gente sugli spalti che piangeva e gridava. Non rammento proprio quale partita. L’episodio l’hanno tutti impresso nell’anima.

“Il Palermo giocava contro l’Ancona, se la memoria non mi inganna. Sapevo che non sarei rimasto. Ci fu la sostituzione. Nei venti metri che mi separavano dalla panchina accadde di tutto. I tifosi urlavano bellissime parole d’amore. Dovevo ringraziarli e fare qualcosa. Non capii più niente e cominciai a correre. Sono ancora dispiaciuto per non avere portato quella squadra in A, con gli altri, eh… Nessuno fa niente da solo”.

Allarghiamo la visuale dal campo alle persone. Non sarà facile educare i giocatori contemporanei.

“E perché? I calciatori sono ragazzi come gli altri. La società cambia, cambiano pure loro. È normale. Sono persone e i soldi non risolvono i problemi. Hai la strada facilitata per molti aspetti, ma le insicurezze, come le paure, restano. Ogni calciatore ha bisogno di una guida, di un punto di riferimento tecnico e umano. Nel mio piccolo, cerco di esserlo”.

Da dove vieni, Beppe?

“Da una famiglia di operai che non ha fatto mai mancare niente a me e ai miei fratelli. Papà e mamma ci hanno insegnato il principio giusto della vita, riassumibile così: sacrificio, sacrificio e sacrificio. Da ragazzino i primi calci ad un pallone ad Ascoli, la mia città. La solita trafila. E gli insegnamenti di babbo e mamma: costruire qualcosa, magari inventarsela e non restare con le mani in mano. Io non ero Maradona”.

Eri e sei Iachini.

“E Maradona l’ho marcato. Non ero alto, non ero possente, ero uno come tanti. Ci ho messo la voglia, il fiato e la passione. Ci ho messo i valori, una parola che uso sempre, perché i valori sono alla base della mia esperienza”.

Hai una moglie ad Ascoli, con la famiglia.

“Si chiama Antonella. È la prima e unica donna della mia vita. Ci siamo conosciuti da ragazzini. Lei aveva quindici anni, io ne avevo diciassette. Ci siamo piaciuti. Ci siamo fidanzati e poi sposati. Abbiamo messo al mondo tre figli”.

L’intervista integrale su I love Sicilia.


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