Una lettera, scritta il 3 agosto, ma mai giunta ai destinatari, bloccata praticamente sul nascere anche se ormai protocollata. Una lettera che, se arrivata in porto, avrebbe scatenato un piccolo terremoto dentro l’Idv palermitano, facendo venire alla luce piccoli malumori finora sopiti. Una lettera indirizzata al gruppo consiliare, ai coordinatori cittadino e provinciale e al responsabile nazionale degli enti locali e firmata dal capogruppo a Sala delle Lapidi Aurelio Scavone, per annunciare le sue dimissioni dalla guida degli orlandiani di Palazzo delle Aquile. Una lettera che, come detto, non è però mai stata spedita. “Non ne so nulla, non mi è mai arrivata”, dice il coordinatore cittadino Pippo Russo.
Dimissioni, quelle minacciate da Scavone, che erano state motivate da addebiti ben precisi. Anzitutto il comportamento del presidente del consiglio comunale, il compagno di partito Totò Orlando, “reo” di aver mancato di rispetto a Idv sull’assegnazione di uffici, personale, posizionamento in Aula e rapporti istituzionali, nonostante il “richiamo alle regole istituzionali” dello stesso Scavone. Ma anche la presenza di franchi tiratori in occasione di due importanti votazioni e la dichiarazione del sindaco Orlando, “il quale ha affermato – si legge nella lettera – che sentiti gli interventi dei partiti in Aula che ancor di più si sente slegato da legami di partito e si iscrive al partito di Palermo”.
Considerazioni certo di non poco conto e ben circostanziate, che avevano portato il capogruppo alla decisione di dimettersi: “Sono stato costretto a comprendere che il mio tempo è arrivato”, conclude Scavone.
E che qualche malumore ci fosse non era difficile comprenderlo. Più volte il capogruppo e il presidente, in Aula, hanno discusso su varie questioni. Su stanze e personale, citate nella missiva, c’è stato perfino uno scambio di lettere inviate anche al sindaco. Per Scavone, infatti, mantenere le direttive emanate dal sindaco Cammarata anni fa, significherebbe dividere il gruppo che conta 30 componenti in due sedi diverse, e far fronte alle esigenze di tutti i consiglieri con appena sette impiegati. Per non parlare degli scranni sinora occupati dal capogruppo, ovvero i primi dell’emiciclo di destra, e richiesti da Pd e Ora Palermo-sedie volanti. Un malessere che comprende anche il gruppo consiliare e che però, secondo fonti interne al partito, sarebbe già stato oggetto di un chiarimento.
Ma non è questa l’unica grana con cui deve fare i conti il sindaco Orlando, alle prese anche col bilancio. Un lancio di agenzia, nel pomeriggio, ha parlato di una spaccatura della giunta sulla manovra di previsione, a cui il primo cittadino ha subito risposto: “L’amministrazione sta vagliando, e lo sta facendo a 360 gradi, quali risposte dare alla nuova situazione determinata dalla spending review, per altro ancora non convertito in legge e che potrebbe subire modifiche durante il processo di conversione. L’intera giunta sta quindi valutando tutte quelle soluzioni che possano determinare da un lato la tenuta dei conti e dall’altro il rilancio dello sviluppo e dell’economia della città, soffocati da anni di sprechi e malaffare”.