Il 25 aprile degli uomini comuni |La storia di Mario Pappalardo - Live Sicilia

Il 25 aprile degli uomini comuni |La storia di Mario Pappalardo

Nello Pappalardo ha trovato, raccolto e organizzato i documenti del padre, partigiano "per caso". Come tanti altri eroi della Resistenza. LE FOTO 

RESISTENZE
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CATANIA – Una giornata storica per l’Italia. al netto di chi voglia appropriarsene. Sin dall’inizio, il 25 aprile è stata e resta ancora una festa di un Paese che, con un moto d’orgoglio e un colpo di reni, decise di dire basta all’occupazione nazista e al giogo fascista. Ma il 25 aprile non è solo la Liberazione dell’Italia, è anche una data ricca di testimonianze, di storie diverse di uomini e donne comuni che hanno contribuito a una giornata così memorabile.

Oggi ne raccontiamo una di quelle storie, quella di Mario Pappalardo, iniziata nell’ottobre del 1939. A raccontarla a noi è il figlio, Nello Pappalardo, giornalista e insegnante, che ha raccolto documenti, carte, ricordi del padre per consegnare ai posteri, a chi della guerra ha solo sentito parlare come una eco lontana, quello che le “persone comuni” hanno fatto. “Credo molto nel fatto che alla grande storia sia stato dato un fattivo contributo da parte delle persone comuni” – dice Nello Pappalardo. Come il padre, un insegnante coinvolto nel secondo conflitto mondiale, nella Liberazione del 25 aprile “senza mai aver sparato un colpo di fucile – dice – un partigiano, un uomo comune. Ho ritrovato documenti che superano il mero interesse familiare – racconta ancora Pappalardo – li ho raccolti perché li considero parte integrante di una grande storia collettiva. Oltre trecento lettere scritte da mio nonno paterno dal fronte della Grande Guerra e che a breve diventeranno materia di una mia pubblicazione”.

Dalla prima alla seconda Guerra mondiale, quella di Nello Pappalardo non è solo una ricerca delle proprie radici: tra lettere personali, taccuini d’appunti, foto e reperti storici (come la divisa del partigiano che in realtà era una semplice fascia tricolore) si trovano anche i registri di classe dove Mario ha insegnato, nel comune di Lama Mocogno in provincia di Modena. “Un’immensa documentazione raccolta da mio padre e dalla quale ho tratto un frammento per ricordare la festa della Resistenza – continua Nello Pappalardo – il giorno nel quale si ricorda la Liberazione dal nazifascismo”. E di materiale ce n’è tanto: foto che ritraggono un uomo durante le passeggiate in una Modena innevata con amici e amiche, registri di classe che portano le descrizioni dei programmi didattici e gli elenchi degli alunni con indicati le attività svolte dai loro genitori.

“Una storia comune a milioni di persone – continua il racconto di Nello – che inizia nel 1939 quando mio padre Mario viene strappato agli affetti familiari per andare a fare il militare a Bardonecchia. L’Italia entra in guerra e lui viene spedito sul fronte greco-albanese per “spezzare le reni alla Grecia” secondo la retorica del regime. Purtroppo “le reni” le spezzò a lui la malaria – aggiunge – e viene rimpatriato in Piemonte”.

L”8 settembre Mario viene fatto prigioniero dai tedeschi a Rovereto, ma riesce a fuggire e ad aggregarsi ai partigiani sulle montagne del modenese raggiungendo i suoi fratelli, Eugenio e Nino, precisamente a Lama Mocogno dove Eugenio è il più giovane maestro elementare d’Italia. “Conservo con cura il registro sul quale mio padre annotava tutta l’attività svolta dal 20 dicembre 1943 al 29 aprile dell’anno successivo, tutti i dati anagrafici e statistici degli alunni”. Il racconto di Nello Pappalardo continua e descrive tutti i momenti belli e quelli brutti, un’alternanza di paure, angosce e sofferenze, di risate e abbracci. Una storia che fa “la storia”.


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