Il boss parlava dal carcere | E istruiva il figlio: "Scannatelo" - Live Sicilia

Il boss parlava dal carcere | E istruiva il figlio: “Scannatelo”

Le intercettazioni di Giovanni Ferrante durante la precedente reclusione all'Ucciardone

PALERMO – Conversava dalle finestre della cella e insegnava al figlio i metodi volenti della mafia. Il boss Giovanni Ferrante, uomo del clan Fontana, è uno degli arrestati del blitz di oggi della Dda di Palermo e del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di Finanza.

Dalle intercettazioni è venuto fuori il metodo di comunicazione, tanto semplice quanto efficace. Nel 2015 Giovanni Di Vincenzo raccontava a Roberto Gulotta che “…io oggi sono andato a trovare mio compare”. “…affacciò… con la mano, affacciò. Tutto a posto, glielo hai detto… tutto a posto?”, gli chiedeva Gulotta. Risposta: “Gli ho detto tutto a posto e poi ce ne siamo dovuti andare perché ci sono state scocciature e ce ne siamo dovuti scappare…”.

Insomma, Ferrante, allora detenuto per mafia, si affacciava dalla cella del vecchio carcere Ucciardone e riusciva a dialogare con chi stava fuori dal penitenziario che si trova nel centro abitato della città.

Lo stesso Giovanni Ferrante impartiva lezioni di mafia al figlio nel corso di un colloquio in carcere: “Tu devi chiamare Pietro, lo fai scendere e fai scendere pure a suo figlio. Unisci un bel gruppo di ragazzi e gli devi dire così, a padre e figlio: dice mio padre, ‘vedete ora di mettervi un tappo in bocca e non parlate più che perché manco vi facciamo uscire più e manco a lavorare vi facciamo scendere. Lo chiudete con una decina quindicina di persone, lo chiudete e gli dici, ‘vedi che qua morite lì'”. Ce l’aveva con una tale Pietro di via Montalbo, una strada nella zona del mercato ortofrutticolo.

Doveva essere una lezione esemplare: “Vi fate trovare con le mazze, legnate a tempesta – diceva – senza perdere tempo, fallo morire là direttamente, non gli dare la possibilità che torna a casa… fategli del male bene bene… e gli dici, ‘ora ve ne potete andare… vai e vedi ti porti un bel po’ di picciotti. Pronti per scannarlo”. 

Il padre di Giovanni Ferrante, Francesco, cercava di farlo ragionare:  “Sono cose tue, non che il ragazzetto…”. Ma veniva subito redarguito da Giovanni: “Si deve insegnare… devono campare?…oppure possono campare sempre sopra le mie spalle”.

Poi anche la madre Giuseppa Tersi esternava preoccupazione: “… Nanni… ma cosa si deve insegnare… dillo a papà… non al… bambino”. La donna era preoccupata per il futuro del figlio al quale prefigura un nuovo lungo periodo di detenzione: “ah… e poi rimani qua dentro e fai il vedovo”.

La risposta Giovanni Ferrante non lasciava dubbi sulla sua indole criminale: “… ma perché?… ti… ti pare che appena esco me ne vado a lavorare?… a rubare come un pazzo!… ogni giorno”.

 

 


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