PALERMO – L’allarme in centrale operativa suonò due volte, segnalando, rispettivamente, cinque e undici minuti di assenza ingiustificata. Troppo pochi per escludere un guasto al braccialetto elettronico.
Così ha sostenuto l’avvocato Enrico Bennici, difensore dell’imputato M.C., 27 anni. Il Tribunale lo ha assolto dal reato di evasione con la formula “perché il fatto non sussiste”. Solo le motivazioni potranno chiarire se sia o meno passata, come è ipotizzabile, la tesi difensiva.
Il dispositivo del braccialetto elettronico può essere applicato ai detenuti agli arresti domiciliari. In casa viene installata una centralina. Se il detenuto si allontana dal perimetro coperto dal segnale o rimuove il braccialetto scatta l’allarme. Un guasto momentaneo o un blackout improvviso possono mandare in tilt il dispositivo.
Cinque e undici minuti: troppo pochi per potere avere la certezza che l’imputato abbia scollegato il dispositivo o si sia allontanato per sottrarsi alla pena che stava scontando nella sua abitazione di via Lincoln.