Il caffè imposto dalla mafia| Sequestrati due bar - Live Sicilia

Il caffè imposto dalla mafia| Sequestrati due bar

La mafia imponeva la marca del caffè ai bar di Palermo. Su ordine del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, la Finanza ha sequestrato alcune attività commerciali tra cui il bar Trilly (nella foto tratta da Google map) di via Cusmano.

Cosa nostra mette le mani su un altro business. Quello del caffè espresso imposto nei bar del centro di Palermo. Le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza fanno emergere che dietro la società Caffè Floriò ci sarebbe Francesco Paolo Maniscalco, 49 anni, già condannato per associazione mafiosa con sentenza definitiva. Un boss considerato vicino a Toto’ Riina. Le indagini sono sfociate nel sequestro della “Caffè Floriò” con sede legale in via Paolo Emiliani Giudici.

Il provvedimento è del giudice per le indagini preliminari Riccardo Ricciardi, su richiesta del procuratore aggiunto Antonio Ingroia e del sostituto Dario Scaletta. Cusimano avrebbe gestito anche la Cieffe group, sempre nel settore della torrefazione, due bar e una palestra. Una gestione occulta attraverso dei pesunti prestanome. Si tratta dei locali Trilly di via Giacomo Cusmano e Intralot di via Carlo Pisacane. Sotto sequestro pure la palestra Body Club di via Dante . Tutte le attivita’ proseguono sotto la gestione di un amministratore giudiziario.

Complessivamente, il valore dei beni supera i quattro milioni di euro. Undici persone sono state denunciate per trasferimento fraudolento di beni: Daniela Bronzetti, Maria Donis Zaccheroni, Antonino Prester, Francesco Paolo Davì, Giovanna Citarella, Paola Carbone, Antonella Cirino, Giuseppe La Mattina, Teresa Maria Di Noto, Salvatore Dolcemascolo, Laura Seminara.

Intercettazioni e accertamenti patrimoniali hanno svelato che per sfuggire ai controlli l’uomo, secondo gli investigatori, cambiava continuamente i soci delle aziende, ne chiudeva alcune per aprirne poco dopo altre. Secondo alcuni collaboratori di giustizia l’imprenditore ambiva a diventare, ad ogni costo, il leader incontrastato nella fornitura del caffè presso gli esercizi commerciali di Palermo. I commercianti, pur di non avere guai, accettavano l’impostazione della merce, nonostante la qualità, in alcuni casi, non sarebbe stata delle migliori.

La Finanza ha appurato che, nonostante gli esigui redditi dichiarati al fisco, l’imprenditore e la sua famiglia conducevano un elevato tenore di vita. Dopo la sua scarcerazione (dicembre 2006), l’uomo ha visto aumentare notevolmente il numero dei propri clienti, addirittura +300% in un solo anno.

 


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