Il caso del torrente deviato |Chiesti cinque rinvii a giudizio - Live Sicilia

Il caso del torrente deviato |Chiesti cinque rinvii a giudizio

L'udienza preliminare è stata fissata per il 18 febbraio. Le accuse sono di falso e di violazioni delle norme ambientali. L'indagine è stata avviata a seguito di un esposto firmato da varie associazioni. Indicate come parti offese Ministero dell'Ambiente e Comune di Catania. Sel: "Presto nuovo dossier".

Progettazione nuova darsena
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CATANIA – La fase di progettazione della nuova darsena commerciale è finita alcuni anni fa al centro di un’inchiesta della magistratura. Gli accertamenti riguardavano la paventata omissione nello studio di impatto ambientale la presenza del corso del fiume Acquicella a ridosso della struttura da realizzare, che era arrivato ai tavoli dei magistrati catanesi attraverso un esposto di alcune associazioni. Chiusa la fase delle indagini (le ipotesi di reato sono di falso e violazioni delle norme in materia ambientale), la Procura ha presentato al Gip richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone, Franco Persio Boschetto, Giuseppe Marfoli e Cristina Maria Pedri, Riccardo Acernese e Pietro Viviano. L’udienza è stata fissata per il 18 febbraio davanti al Gup Fabio Di Giacomo Barbagallo.

L’indagine fu avviata dal pm Angelo Busacca a seguito – come detto – di un esposto depositato al Palazzo di Giustizia nel 2012 da CittàInsieme, Comitato Cittadino “Porto del Sole”, Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio” sezione di Catania, Coordinamento provinciale catanese di Libera, Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie, LIPU Catania, WWF OA Sicilia Nord Orientale. A seguito del trasferimento di Busacca alla Procura Genarale, il fascicolo è stato affidato al Procuratore Michelangelo Patanè e al sostituto Pasquale Pacifico. “Nell’esposto si evidenziava – scrivono in una nota le associazioni – come i valutatori avessero omesso l’esistenza di circa 200 metri del corso del torrente Acquicella, cioè di quel braccio che correva in parallelo alla battigia in direzione nord”.

Per la Procura i tecnici romani, Boschetto, Marfoli e Pedri, “quali redattori dello studio di impatto ambientale relativo ai lavori di costruzione della nuova darsena del porto di Catania” avrebbero omesso di indicare nello studio che nei pressi della struttura da realizzare vi era la presenza del corso e della foce del torrente Acquicella, zona che è sottoposta a vincoli ambientali. Sarebbero stati inoltre alterati le rappresentazioni grafiche del torrente nelle plaminetrie e questo avrebbe indotto in errore i funzionari pubblici che dovevano autorizzare i lavori. I tre professionisti oltre ad essere imputati per falso, dovranno difendersi dal reato di violazioni di norme ambientali insieme agli altri due soggetti coinvolti: Acernese (legale rappresentante delle ditta esecutrice dei lavori, Tecnis spa) e Viviano (direttore dei lavori per conto dell’ente appaltante). L’accusa è di avere realizzato in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali il muro di contenimento frangiflutti della nuova darsena commerciale. Questo perchè si devono considerare “illegittimi i pareri favorevoli emessi dal Ministero e dall’Assessorato”.

Durante le fasi di indagini il difensore di Pietro Viviano, l’avvocato Dario Riccioli, aveva presentato un’articolata memoria difensiva con cui si richiedeva alla Procura l’archiviazione del procedimento. Il legale è pronto a replicare alle contestazioni dell’accusa davanti al Gup nel corso dell’udienza preliminare.

“Assolutamente estraneo ai fatti” – è quanto ha dichiarato Riccardo Acernese dopo la notifica dell’avviso di conclusione indagini. La Tecnis ha inviato anche una nota di precisazione.  “Come si legge nella contestazione – spiegava la società – il reato sarebbe stato commesso tra il 6 aprile 2012 e l’8 giugno 2013, epoca in cui non era componente del Cda di Tecnis. Riccardo Acernese, infatti, è stato nominato consigliere e presidente del Cda con atto dell’8 ottobre 2013, quindi successivo all’epoca di consumazione del reato contestato”.

La Procura di Catania ha indicato come parti offese il Ministero dell’Ambiente e l’assessorato comunale ai Lavori Pubblici di Catania.

Sinistra Ecologia Libertà, una delle firmatarie dell’esposto, adesso chiede attraverso una nota che l’assessorato ai lavori pubblici del comune di Catania, “si costituisca parte civile al processo, per difendere gli interessi dei cittadini onesti che da anni si battono per il pieno rispetto della legalità nella nostra isola. Sinistra Ecologia Libertà ritiene – si legge  –  che ancora si debba scavare per rintracciare altre, e più rilevanti, responsabilità in questa vicenda e a tale scopo nei prossimi giorni depositerà un dossier completo presso la Procura della Repubblica di Catania”.

 


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