CATANIA. “Nella vita di ciascuno arriva sempre il momento nel quale diventa pressante la necessità di esprimersi per esternare un pensiero che ci ha assillato togliendoci anche tranquilli sonni. E’ di recentissima attualità la sentenza emessa dalla Corte Catanese nel procedimento penale che ai più è noto come “Operazione Iblis” . In questo processo ho difeso insieme all’avv. Carmelo Peluso , che voglio qui ringraziare per la grande competenza, la stima e l’affetto che ha manifestato, l’imputato Fausto Fagone.
Egli è chiamato a rispondere di quel reato diventato ormai leit motiv che risponde alla definizione di “concorso esterno in associazione mafiosa” – a umilissimo parere di chi scrive una mostruosità giuridica non foss’altro perché affida al Giudice il potere di stabilire come, se e quando una condotta diventa penalmente rilevante , quindi una operazione interpretativa di per sé mutevole nel tempo e nelle variegate realtà sociali dove è chiamata ad operare, con buona pace del principio di legalità che in uno stato di diritto è la pietra miliare del sistema penale.
Solo un legislatore ignavio come il nostro può consentire ciò perché qualunque cosa si possa dire gli artt.110 – 416 bis del nostro codice regolamentano il concorso di persone nel reato associativo e non anche il concorso “ esterno”. Del resto, l’eccessivo tecnicismo ha fatto perdere di vista la stessa funzione della legge, la norma penale, infatti, è primariamente destinata al cittadino il quale deve sapere qual è la condotta punibile; il magistrato, l’avvocato sono destinatari mediati cioè coloro che dalle rispettive posizioni sono chiamati a dare attuazione alla legge stessa. In definitiva non si può chiedere al cittadino di conoscere gli orientamenti giurisprudenziali per sapere come correttamente comportarsi.
Tornando al caso specifico del sig. Fausto Fagone mi preme davvero sottolineare come a fronte di un corredo probatorio molto dubbioso, contraddittorio e fragile ben due Collegi ne hanno sancito la colpevolezza. Rispettiamo la sentenza com’è giusto che sia ma ciò non può esimerci dal manifestare un dissenso nei confronti di un pronunciamento che appare l’epilogo di un percorso già segnato fin dall’inizio. Condotte ben più pregnanti e spregiudicate non sono state ritenute idonee per integrare il reato di concorso esterno ( v. caso Mannino) ma per le Corti catanesi sembra che un sospetto o una possibile interpretazione costituisca piena prova della colpevolezza dimenticando che il Giudice pronuncia sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio.
Nella vicenda di Fausto Fagone v’è molto di più di un ragionevole dubbio. Settant’anni fa Primo Levi ci consegnava l’opera memorialistica “ se questo è un uomo” oggi mi chiedo “ se questa sia giustizia”.
Avv. Luigi Cuscunà