PALERMO – Sei fantasmi si aggirano per Sala d’Ercole. Tra la riforma delle Province e la Finanziaria bis. Sei “fantasmi” si aggirano per Palazzo dei Normanni, tra i lavori nelle Commissioni e le riunioni dei gruppi parlamentari. L’effetto-Gennuso è anche questo. Sei deputati, tutti eletti nel collegio di Siracusa, infatti, tra poco non saranno più “onorevoli al cento per cento”. Nonostante le rassicurazioni del presidente Ardizzone – che però ha chiesto, in merito, un parere all’Avvocatura dello Stato – infatti, la sentenza con la quale il Cga ha imposto la ripetizione del voto in nove sezioni della provincia aretusea , dopo il ricorso del candidato Mpa Pippo Gennuso, patrocinato dall’avvocato amministrativista Gigi Rubino, porta con sé l’annullamento del verbale di proclamazione dei deputati interessati a quella competizione elettorale. Ha annullato, insomma, l’atto che assegna al candidato lo “status” di deputato regionale. La sentenza passerà in giudicato tra tre settimane. E a quel punto i parlamentari siracusani sarebbero, formalmente, decaduti.
Ma quei deputati non si danno per vinti. E stanno preparando la controffensiva. A Siracusa, insomma, sarà presto una guerra di carte. Con la richiesta, da parte degli attuali onorevoli, di revoca della sentenza del Cga, ma soprattutto con la presentazione, da parte degli stessi sei deputati, di una denuncia penale. “Se dobbiamo andare a votare a causa di alcune irregolarità – racconta ad esempio il presidente della Commissione attività produttive Bruno Marziano – si faccia chiarezza sulle responsabilità”.
Marziano è uno dei sei deputati in bilico. Oltre al parlamentare Pd, a dover preparare una nuova mini-campagna elettorale saranno anche Vincenzo Vinciullo (Nuovo centrodestra), Stefano Zito (Movimento cinque stelle), Pippo Gianni (Misto), Edy Bandiera (Udc, è subentrato a Pippo Sorbello) e Gianbattista Coltraro (Megafono). A loro si aggiunge, come “volontaria” Marika Cirone. Siracusana anche lei, non dovrebbe essere coinvolta dal “tifone Gennuso” perché eletta attraverso il listino. Ma come detto, seguirà come gli altri tutti i passi di questa querelle.
E la “via amministrativa” scelta dai deputati si intreccia a quella penale. La revoca della sentenza del Cga sarà chiesta sulla scorta di un presunto “vizio di fatto”. Il “fatto” riguarda le novità legate alle indagini sulle schede scomparse (vero casus belli), e sulla eventualità che nelle sezioni di Pachino e Rosolini si sia assistito al fenomeno fraudolento della cosiddetta “scheda ballerina” (il meccanismo che prevede la fuoriuscita dal seggio di una scheda già vidimata, che viene compilata col nome del candidato e inserita poi nell’urna al posto della scheda bianca consegnata all’elettore). Sarebbe già stato interrogato, infatti, il presunto responsabile della scomparsa delle schede. Un fatto, questo, che potrebbe in qualche modo spingere, appunto, alla rivisitazione della sentenza del Cga. Senza contare che i sei deputati hanno fatto notare come nelle sezioni “discusse” fosse proprio Gennuso ad aver ottenuto, e di gran lunga, il maggior numero di voti.
Questa, la controffensiva. Ma rimane il fatto che il ricorso di Gennuso potrebbe avere, su Sala d’Ercole, l’effetto di un tornado. Un caso unico, che sta già spingendo addetti ai lavori e giuristi in interpretazioni e spiegazioni possibili. Plausibili. E sullo sfondo, la paura. Non solo dei sei deputati che potrebbero vedersi costretti, tra tre mesi, ad abbandonare il proprio scranno. Sono diversi gli interrogativi che si inseguono nei corridoi del Palazzo: è legittimo che i sei parlamentari ricevano l’indennità? E gli atti da loro votati o firmati, potrebbero essere inficiati, una volta che la sentenza passerà in giudicato? E ancora, l’effetto-Gennuso potrebbe interessare anche altre Province, visto che alcune liste, in quella competizione elettorale, sono andate vicinissime al quorum del 5%?
Quest’ultimo argomento è stato rilanciato dai parlamentari “in sospeso” che hanno sollevato un altro “vizio”: la mancata notifica del procedimento amministrativo ai tanti contro-interessati: tutti quei deputati, insomma, eletti negli altri collegi siciliani, che potrebbero veder “saltare” il proprio seggio nel caso in cui ne scattasse uno, a Siracusa, per una lista che aveva sfiorato il quorum 16 mesi fa.
Dubbi, per carità. Come può accadere per ogni fatto nuovo, improvviso. Ma che in questo caso potrebbe avere dei risvolti davvero inaspettati. Secondo l’avvocato amministrativista Giusy Savarino, che ha preparato una nota interpretativa della sentenza del Cga, ad esempio, “le conseguenze apparentemente marginali potrebbero invece aprire scenari politici inaspettati, non solo – spiega l’avvocato Savarino – relativamente agli eletti di quel collegio che, ovviamente, potrebbero mutare in virtù di un nuovo consenso acquisito nelle sezioni chiamate al voto, ma anche di portata regionale, se solo si riflette sulla teorica possibilità che qualche partito potrebbe superare soltanto in occasione di questa finestra elettorale il quorum del 5% necessario per accedere alla distribuzione dei seggi in tutto il territorio regionale o a quelle liste che lo hanno superato in maniera esigua e potrebbero non confermare più quel risultato, entrerebbero in discussione ipoteticamente i seggi assegnati in tutte le 9 province”.
E le liste che in quell’occasione sfiorarono il quorum furono più di una. È il caso, ad esempio, di Fli al 4,38%. Una manciata di voti, insomma, dal fatidico quorum. Circa tremila, pare. Un vuoto che potrebbe essere colmato dalla ripetizione nelle nove sezioni. E che potrebbe regalare, a qualcuna di queste liste, un seggio. Un’eventualità non così concreta, per carità. Ma che potrebbe spingere i partiti interessati alla “mobilitazione di massa” in quei giorni. E che si tradurrebbe nella scomparsa di qualche seggio in altre Province.
Ma il “caso Gennuso” potrebbe avere anche altri risvolti. Clamorosi. L’eventuale decadenza dei deputati, infatti, potrebbe viziare gli atti prodotti dall’Assemblea regionale. Un organismo, questo, che deve assicurare sempre il ‘plenum’. Vale a dire: deve essere formalmente essere composto sempre da 90 deputati. Un’Assemblea con 84 deputati formalmente in carica, insomma, non potrebbe più legiferare, decidere, produrre nulla. Si fermerebbe. Fino alle nuove mini-elezioni siracusane. Che fanno tremare sei onorevoli in bilico. E preoccupano onorevoli di mezza Sicilia.
La precisazione del deputato Vincenzo Vinciullo
“Non siamo e non ci consideriamo dei deputati fantasma. Siamo parlamentari a tutti gli effetti. Finché la legge non ci dirà il contrario, lo saremo. Quando la legge dirà invece che siamo decaduti da quella carica, un attimo prima toglieremo il disturbo. Personalmente, ritengo di essere al di sopra di ogni sospetto, perché il mio divario rispetto a Gennuso era nettissimo. In questa vicenda, devo constatare amaramente, a perdere è solo la giustizia”.