Cinisi, il casolare va restituito al figlio del boss - Live Sicilia

Il casolare del boss Badalamenti spetta al figlio, il Comune resiste

La sentenza è chiara, ma l'Amministrazione di Cinisi ha ancora una possibilità

PALERMO – “Sono disposto a incontrare Giovanni Impastato. Non ho nulla contro di lui e vorrei spiegare la mia posizione, che è quella prevista dalla legge e stabilita dalla Corte di Assise. Le sentenze si rispettano”, fa sapere Leonardo Badalamenti tramite il suo legale, l’avvocato Christian Alessi.

Insomma, il casolare al centro della contesa è suo – dato di fatto incontestabile – e ha solo fretta di rientrarne in possesso. Il Comune di Cinisi, però, non starà a guardare. Non lo ha fatto finora e non lo farà in futuro.

Lo dimostra una delibera di pochi giorni fa. La giunta guidata dal sindaco Giangiacomo Palazzolo ha messo nero su bianco la volontà di mantenere la proprietà del bene o, in subordine, di procedere ad una restituzione per equivalente che si tradurrebbe in un indennizzo di 25 mila euro circa in favore di Badalamenti. A tanto ammonterebbe il valore dei beni al momento della confisca e cioè prima che il Comune in provincia di Palermo spendesse 300 mila euro di fondi europei per ristrutturarlo.

“Legittimo proprietario”

Tutto parte da una sentenza. Il figlio di don Tano Badalamenti, capomafia di Cinisi, è rientrato in possesso di un casolare e di un fabbricato rurale. Lo hanno stabilito i giudici come ricostruito da Liveisicilia nel luglio 2020. Carte alla mano Leonardo Badalamenti ha tutto il diritto di definirsi “legittimo proprietario”. E coglie l’occasione per rivendica il fatto di essere incensurato. Nonostante sia stato arrestato e processato più volte è sempre stato assolto.

Un errore di trascrizione

All’origine del pasticcio c’è un errore nel decreto di confisca. Era stata inserita la particella dell’immobile che non è frutto dei soldi sporchi del capomafia, ormai deceduto, boss dei traffici internazionali di droga e mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Una perizia ha fatto emergere che si tratta di beni donati a don Tano, e a titolo gratuito, dalla sorella nel 1977.

Nel 2018 Badalamenti jr aveva proposto un incidente di esecuzione per cercare di riavere tutti i beni che gli erano stati confiscati. Stessa cosa per quelli del fratello e della madre, Teresa Vitale. Due le tesi sostenute: non avrebbe mai saputo del processo chiuso nel 2008 con la confisca milionaria e molti beni appartenevano a persone che nulla avevano a che fare con il padre. In particolare, alla vedova del capomafia, morto nel 2004 in un carcere americano dove stava scontando una condanna per traffico di droga.

Cosa dissero i giudici

Tesi bocciate dal collegio (presidente Sergio Gulotta, giudice estensore Monica Sammartino) che lo scorso luglio ha confermato la confisca, ma ha preso atto dell’errore nella trascrizione della particella del casolare.

Già nell’estate 2020 ci furono tensioni fra Badalamenti e il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, intenzionato a non lasciare l’immobile specie dopo che erano stati investiti oltre 300 mila euro di fondi comunitari per ristrutturarlo. Doveva ospitare il mercato ortofrutticolo e un museo degli animali, ma è stato destinato alle attività di chi coltiva la memoria e l’esempio di Peppino Impastato.

Nuove tensioni

Le tensioni sono riesplose nei giorni scorsi, quando Badalamenti jr si è presentato in contrada Uliveto per rientrare in possesso dell’immobile che nel frattempo è stato assegnato all’associazione “Casa memoria Felicia” che porta il nome della mamma di Peppino Impastato. È il figlio Giovanni a portare avanti la loro eredità morale.

L’avvocato Alessi ha attivato il procedimento esecutivo per il rilascio dell’immobile. Di fronte ai dinieghi il legale ha avviato un precetto. Il 25 febbraio Badalamenti jr si è recato nel casolare, accompagnato dall’ufficiale giudiziario – ricostruisce il legale – e i vigili urbani. Il cancello era chiuso con una catena. L’accesso è stato rinviato al 29 aprile per verificare il confine esatto fra l’immobile da restituire e le aree vicine ormai confiscate.

“Casa Memoria deve andare via”

Una procedura che non fa una piega e non potrebbe essere altrimenti. La sentenza è chiarissima sul punto. “Casa Memoria Felicia” deve lasciare il casolare, la cui assegnazione viene contestata da Badalamenti jr oltre che nella sostanza anche nella forma. “La concessione a Impastato è avvenuta in epoca posteriore al provvedimento giudiziario di restituzione”, spiega l’avvocato Alessi.

La faccenda, o meglio il pasticcio, non è finito. Il Comune sta studiando le contromosse, d’intesa con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati, proprietaria fino quando non è venuto a galla l’errore, che l’aveva affidata al Comune.

Pensano di sfruttare una norma del codice antimafia: riconoscere a Badalamenti un indennizzo equivalente al valore del bene prima della confisca ed evitare che l’erede di don Tano entri in un immobile che è sì suo, ma che è stato ristrutturato con i soldi destinati alla collettività. Oltre 300 mila euro,a fronte di un valore iniziale stimato di 25 mila euro.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI